AIART story: quella linea sottile tra passato e presente

Un filo rosso unisce l’attuale presidente nazionale Padula con Gabrio Lombardi, uno dei presidenti del passato (1965).

Si tratta della Pontificia Università Lateranense. In quella che a titolo speciale è l’università del Papa Lombardi fu professore di diritto. Oggi Padula vi coordina il Centro Alti Studi e insegna sociologia presso l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis.

Lombardi nacque a Napoli il 14 settembre del 1913, «con un nome abbreviato perché pare che il parroco che lo ha battezzato volesse evitare finanche il ricordo del poeta ‘maledetto’ Gabriele D’Annunzio, allora parecchio in auge nell’Italia borghese primo novecentesca» (Brienza, 2013).

Oltre ad insegnare all’Ateneo Lateranense Lombardi fu Presidente del Movimento Laureati di Azione Cattolica (1964-1970) e dal 1970 del comitato promotore del referendum per l’abrogazione del divorzio (svoltosi nel 1974). A tale comitato aderirono, tra gli altri, Augusto del Noce, Sergio Cotta, Enrico Medi e Giorgio La Pira.

Già rappresentante dell’Aiart nel Comitato Ministeriale di Vigilanza presso il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, l’impegno di Lombardi in qualità di presidente dell’Associazione fu indirizzato al potenziamento organizzativo, ad una maggiore influenza sulla pubblica opinione e alla cura dei rapporti con la Rai e gli altri enti.

Durante la presidenza di Lombardi, fu introdotto nell’ottobre del ’65 un cambiamento significativo nello Statuto dell’Associazione che diede l’opportunità ai nuclei familiari di entrare a farne parte in qualità di soci. Per la prima volta viene inserita la voce che tratta delle sezioni provinciali, incaricate di provvedere all’esecuzione delle deliberazioni del Consiglio Nazionale.

Nel centenario della sua nascita il giornalista Marco Respinti (2013) scriverà: «contribuendo alla chiarificazione di un nodo dottrinale che dal Concilio ecumenico Vaticano II è divenuto terreno di scontri, fraintendimenti e strumentalizzazioni come pochi altri, Lombardi ha sviluppato il concetto della libertà dalle ingerenze dello Stato, che spetta ai cristiani in una civiltà (del passato) sostanzialmente cristiana almeno nei principi, per riflettere sul tempo attuale dove, essendo le istituzioni sempre più lontane e quindi insensibili alla questione della Verità, la difesa della libertà (che, per volontà di Dio precede la fede) va fondata sulla dignità della persona, i cui diritti precedono ontologicamente qualsiasi ordinamento statuale».