Progetto:”Cartoni animati: Alleati educativi”

Il Progetto, ideato dall’AIART di Torino, è stato realizzato con 4 incontri, di due ore ciascuno, con genitori e insegnanti in quattro Scuole dell’Infanzia. Ha animato gli incontri la prof. Alessia Rosa che ha analizzato, da un punto di vista psicologico, tutte le “sfaccettature” nascoste all’interno dei Cartoni e il loro impatto sui bambini di età inferiori ai cinque anni.

Locandina Progetto Locandina Progetto

Percorso di formazione genitori_insegnanti Cartoni animati alleati educativi Percorso di formazione genitori_insegnanti Cartoni animati alleati educativi

Relazione sul Progetto Cartoon in tasca 2014 Relazione sul Progetto Cartoon in tasca 2014

RELAZIONE SULLA CONFERENZA DELLA PROF. A. ROSA RELATIVA AL PROGETTO:
“ CARTONI ANIMATI: ALLEATI EDUCATIVI? ”

Il Progetto, ideato dall’AIART, che consisteva in 7 incontri nelle Scuole dell’Infanzia e che avrebbe avuto come finalità: portare i bambini a “costruire “ un Cartone, è stato purtroppo “mutilato” nella sua parte più viva, cioè quella operativa con i bambini , a causa della scarsa disponibilità oraria delle Scuole contattate.

Per non perdere tutto il lavoro preparato e, soprattutto, la bontà del suo messaggio, lo si è ridotto a soli 4 incontri di due ore ciascuno, con genitori e insegnanti in quattro Scuole.
Per tale motivo anche il titolo è stato cambiato in: “ CARTOON IN TASCA” per evidenziare quanto si andava a dire circa l’invasività della Pubblicità, ben espressa dal volantino illustrativo nel quale si vedono uscire dalla tasca della bambina tutti i gadget che si vogliono promuovere, come se il Cartoon fosse solo un veicolo pubblicitario e non un mezzo formativo ed educativo.

Da questi incontri è emerso quanto segue:
la prof. Rosa ha analizzato, da un punto di vista psicologico, tutte le “sfaccettature” nascoste all’interno dei Cartoni e il loro impatto sui bambini di età inferiori ai cinque anni.

Si è avvalsa di slide, immagini, brevi filmati e fotografie. Di queste ultime ha messo a confronto quelle vecchie, portatrici di storie famigliari, con quelle odierne che, per la facilità e la velocità con le quali vengono fatte con i moderni mezzi tecnologici quali cellulari, tablet, ecc., non “fermano” il tempo, perdendo quell’aspetto del “racconto” che era loro prerogativa.

Attraverso questa “panoramica”, la relatrice è giunta a dare suggerimenti e strumenti utilissimi a genitori ed educatori che, solo una esperta in materia, può conoscere. Ha cercato anche di coinvolgerli in modo attivo, rivolgendosi loro con domande dirette, attraverso un metodo molto originale e vivace, senza “tempi morti”.

Esponiamo ora alcune delle indicazioni che riteniamo particolarmente preziose.
1) La prima è stata quella relativa alla distinzione tra i Cartoon adatti ai bambini da quelli adatti agli adulti. Essendo l’obbiettivo quello dei bambini, la prof. Rosa ha tenuto a specificare, come criterio primario, che i contenuti debbono essere comprensibili e riguardare il loro mondo. Per esempio non devono esserci spaccati di società diversa dalla nostra (come quella americana dei Cartoni dei Simpson) o argomenti del mondo adulto del tipo: divorzio, politica, sanità, guerre, ecc.
2) Per i bambini piccoli occorre evitare immagini troppo veloci poiché mettono ansia e agitazione, non essendo essi ancora capaci di decodificarne il contenuto e finendo quindi col creare in loro solo confusione mentale.

I Cartoon inoltre, debbono essere brevi (minori di 10’) per i bambini inferiori ai 5 anni che, come sappiamo, chiedono di rivedere continuamente, essendo questo il loro modo do memorizzarli. La prof. Rosa ha anche consigliato dove trovarli in rete
(andando su YouTube e cliccando PIXAR). Ciò offre il vantaggio ai genitori di poter vedere prima quello che scelgono, senza grande impiego di tempo.

Altri indicatori riguardano le caratteristiche del Cartone come gli effetti sonori e visivi. Ciò perché i bambini sanno osservare e ascoltare molto più degli adulti in specie oggi, essendo i genitori più distratti e presi da continui e, a volte, futili impegni. La relatrice insiste e ritorna più volte sulla importanza di essere vicino ai bambini, parlare molto con loro e prestare attenzione a tutte le loro domande senza mai scandalizzarsi o eludere le risposte. Fondamentale, inoltre, è la coerenza fra ciò che si dice e ciò che si fa: inutile riprenderli se mangiano davanti al televisore o fanno commenti inadeguati, quando vedono farlo dagli adulti. L’istinto del bambino è quello di ”emulare” il grande e nulla più dell’incoerenza lo disorienta e lo destabilizza.

Per tutti questi motivi anche le “voci” dei Cartoon debbono essere rassicuranti, quindi o femminili (richiamano la figura materna) o di bambini( poiché in essi si riconoscono).

Pure i colori, che tanto attraggono i bambini, debbono essere vivaci ma non psichedelici (tipo lampi di luce) chè li spaventerebbero.

Altro prezioso suggerimento è stato quello di scegliere sempre Cartoni che esprimano storie complete, non a puntate, anche se facenti parte della stessa serie. Mai lasciare in sospeso le aspettative dei bambini, la cui domanda più ricorrente è: come va a finire?
Per tutti i motivi suddetti, un Cartone adatto a questa età e oggi molto seguito è “Peppa Pig” ma, ahinoi, anche in esso il messaggio pubblicitario dei numerosissimi gadget ha preso il sopravvento su quello educativo.

3) Merita un particolare approfondimento lo studio dei Personaggi dei Cartoni.
Per i bambini il mondo è diviso in due: bello e brutto; buono e cattivo; bianco e nero. Essi applicano le proprie conoscenze in modo rigido; non contemplano le vie di mezzo come se la loro mente seguisse un “sistema binario”.

I personaggi pertanto devono rispondere a caratteristiche ben definite (classici stereotipi) nel senso che il bambino associerà sempre quell’immagine a quel comportamento (positivo o negativo). Così: la mamma sarà sempre buona e bella, la strega sarà sempre brutta e cattiva, il lupo sarà sempre cattivo. Particolarmente significativo al riguardo, è stato un episodio citato dalla prof. Rosa e capitato a lei personalmente: portando dei bambini a visitare gli Studi televisivi di Melevisione, quando si è trovata di fronte alla “tana del lupo”, un bambino si è spaventato. Alle rassicurazioni che quel lupo era mite, ha risposto che, comunque, “il lupo è sempre cattivo”, poiché il concetto intermedio di “bonarietà” del lupo non rientra in questa fascia d’età.

Sempre a proposito di stereotipi, la prof. Rosa mette in guardia da come vengono rappresentate le “figure genitoriali” ovvero: quella del padre sempre dominante (padre padrone) e quella della madre sempre sottomessa (madre passiva), secondo una, ancora imperante, “cultura maschilista”.Solo un dialogo diretto e vicino può riequilibrare quella distorta rappresentazione di ruoli, anche se spesso è difficile rispondere alle disincantate domande dei bambini.

Il problema si pone in modo particolarmente inquietante quando si assiste alla visione di immagini imbarazzanti, per non dire violente e raccapriccianti, nei Telegiornali che, in genere, vengono visti nelle ore dei pasti con tutta la famiglia.

Tutti gli standard vengono stravolti: basti pensare alla insistenza e ripetitività ossessive e morbose con le quali sono state date le informazioni sul delitto di Cogne o su altri più recenti, compresi gli ultimi casi di “femminicidi” da parte dei famigliari. Il tutto corredato da un’abbondanza di particolari scabrosi e agghiaccianti, da plastici e da tante, troppe “chiacchiere” nei vari “Talk show”.

La relatrice fa riflettere sulle gravi, “devastanti” conseguenze che tali immagini possono provocare nella mente di un bambino, per il quale la famiglia è il luogo della sicurezza, degli affetti, del calore. Quali risposte dare? L’unica è quella di evitare, quanto più possibile, di far assistere i bambini a certe immagini, ben sapendo che la notizia passa, comunque, attraverso il “bombardamento” continuo da parte dei media, anche nelle fasce protette. A tale riguardo ha insistito affinché i genitori facciano sentire la propria voce ai responsabili delle Emittenti Televisive, anche
attraverso gli strumenti che noi, come AIART, abbiamo suggerito.

4) In questa fascia di età inoltre, il bambino non sa distinguere fra finzione e realtà: ciò che vede è sempre vero. Per tale motivo i Cartoni devono rispecchiare la loro vita quotidiana, il loro ambiente e tutto il contesto in cui vivono: ciò che per la nostra civiltà è scontato, può non esserlo per un’altra e viceversa. Significativo, al riguardo, è stato un episodio citato dalla relatrice: in un suo viaggio in Africa aveva proiettato ai bambini del luogo un Cartoon di W. Disney (i famosi Cip e Ciop). Si è poi accorta che il Cartoon non era stato capito poiché i due protagonisti scoiattolini, “antropofizzati”, che parlano e cinguettano, sono per loro inconcepibili in questo ruolo, essendo solo preda di animali più grandi oppure cibo per sfamare. Ci troviamo infatti di fronte alle due Società estreme: Nord del mondo, ricco e sazio, al quale noi apparteniamo e Sud del mondo, povero e malnutrito, al quale loro appartengono.
5) Altro preziosissimo suggerimento emerso da questa Conferenza è stato quello di far “raccontare” ai bambini le storie viste attraverso il disegno (che rappresenta la migliore proiezione del loro inconscio). La relatrice ha esposto un esempio molto frequente nella sua esperienza: il disegno più ricorrente è quello in cui i genitori vengono rappresentati rispettivamente: il papà alle prese col P.C. o col Tablet; la mamma alle prese con l’I. Phone. Questo ci dà la misura di una “rivoluzione antropologica” dove però c’è qualcosa che non va: è assente il dialogo; i protagonisti sono immersi in un’atmosfera di solitudine e di incomunicabilità che sono i veri mali dell’era digitale. La relatrice ha messo in evidenza anche la scomparsa, da questi disegni, delle figure dei nonni, al posto dei quali si sono sostituite le “marche” con i loro “logo” su: pantaloni, magliette, ecc. Si assiste pertanto non solo alla invasività della pubblicità in termini economici, ma anche in termini di “potere”: portare addosso certe marche, significa non solo essere “cult”, come si dice nel gergo giovanile, ma essere potenti, per non dire prepotenti. Da tutto ciò si evince come sia importante non sottovalutare le “proiezioni” dei bambini, stare tanto con loro, dialogare molto e non soddisfare sempre le loro richieste,ovviamente, motivandole. La prof. Rosa non si stanca di ripetere che l’unica grande garanzia per una crescita equilibrata e serena è, sempre e comunque, la vicinanza.
6) Particolare riguardo è stato posto all’aspetto della Pubblicità, sia manifesta che sottesa, che si infiltra in tutti i Media, qualunque scelta si faccia. E’questo, infatti, l’aspetto che ha ispirato la Locandina e il titolo del Progetto, come già detto. I gadget che escono dalla tasca della bambina stanno a significare che sono essi i predominanti nella sua mente, oltre che dare la misura della loro pubblicizzazione ossessiva e “compulsiva”, con l’unico obiettivo di un profitto sempre crescente. Il bambino non solo si fa influenzare da questo “bombardamento” continuo, ma si “paragona” e si “misura” con i compagni (mettendo da parte la propria personalità) al fine di ottenere dalla famiglia quanto fortemente desiderato. In questo contesto, infatti, la famiglia mostra il proprio “nervo scoperto” per l’incapacità a dare risposte o a opporre dei divieti sull’onda della cultura del “vietato vietare”, troppo radicata nella generazione post-sessantottina. Si profila in tal modo il rischio di avere una generazione di giovani sempre più uguali fra loro, sempre più omologati e sempre più vicini a quel “pensiero unico” che soffoca il pensiero individuale, impedendo così il dissenso. Ci piace riportare un altro esempio sul pessimo uso di pubblicità citato dalla Prof. Rosa, per dare la misura della vastità, quasi paradossale, dei suoi “campi d’azione”. Si tratta di uno Spot pubblicitario andato in onda negli Stati Uniti, durante la guerra in Afganistan. Essendo scarso il numero di volontari in partenza, il Pentagono pensò una pubblicità contenente giochi e scene di guerra con armi altamente sofisticate, certo che avrebbe fatto presa sui giovani, “invogliandoli” a dare una maggiore adesione. Aveva visto giusto: il numero dei volontari aumentò realmente! Alla luce di tutto ciò è bene “aprire gli occhi”, prestare maggiore attenzione a quanto ci viene proposto in modo subdolo e, apparentemente, innocuo; non sottovalutare i messaggi sottesi, onde evitare danni crescenti, quando non “irreversibili”.

CONCLUSIONI
Nelle quattro conferenze l’afflusso dei genitori è stato diverso: solo in due di esse è stato numeroso e partecipativo.

Le domande rivolte alla relatrice vertevano soprattutto su come “regolamentare” la visione dei Cartoni, relativamente ai tempi e ai contenuti. La prof. Rosa ha insistito ancora una volta, non tanto sulla qualità e sulla quantità temporale, quanto sulla vicinanza e sul dialogo. Mai lasciare i bambini da soli; accompagnarli ed educarli per “gradi”, facendo molta attenzione a tutto ciò che può “turbare” la loro sensibilità e “destabilizzare” il loro equilibrio.

Termina la prof. Renzoni (che aveva aperto l’incontro illustrando la nostra Associazione e le iniziative da essa promosse) sottolineando, alla luce di tutto quanto emerso, l’importanza di queste iniziative che, proprio per il riscontro positivo ottenuto, meritano un’attenzione e una divulgazione maggiori.
Invita, pertanto, i genitori presenti a farsene portavoce presso gli altri, sollecitandoli ad una maggiore partecipazione. Si tratta infatti di strumenti preziosi e imprescindibili in una società che cambia alla “velocità della luce”, lasciando sempre “un passo indietro” le generazioni precedenti e verso la quale, quindi, non si è mai abbastanza preparati.

Giusy Renzoni
Giuseppe Cosa

Torino 23 giugno 2014