Un Codice Media che diventi legge dello Stato

La proposta dell’Aiart contro l’inefficace e obsoleto sistema di autoregolamentazione sempre più ‘presidiato’ da un potere mediatico-politico e finanziario che contribuisce al degrado dell’Italia.

di Luca Borgomeo – da Il Telespettatore n 5/6 2018

“Esprimo la preoccupazione che nasce dalla percezione di una certa eccessiva silenziosità, se non vera e propria latitanza, delle istituzioni proposte alla tutela dei cittadini (utenti dei media) e delle loro libertà e diritti che sono a fondamento della convivenza civile. Esistono infatti evidenti inciviltà che albergano tranquillamente nel panorama comunicativo senza che alcuno, fatta eccezione di Aiart e pochi altri, sollevi obiezioni di sorta.” E’ questo il severo giudizio espresso dal Presidente dell’Aiart Giovanni Baggio nell’audizione al Consiglio Nazionale degli Utenti ed è inequivocabilmente la testimonianza dell’impegno dell’Aiart di riprendere con maggiore determinazione l’iniziativa per tutelare il diritto del cittadino mediale ad essere informato e intrattenuto correttamente.

Quanto è avvenuto in Italia negli ultimi anni sul piano della tutela degli utenti ha dell’incredibile, al punto che parlare di tutela è quasi una presa in giro. Anche se si conoscono a fondo le “manovre” che Mediaset e Rai (sempre in pieno accordo!) hanno posto in essere per avere le mani libere nel settore e – con l’interessata complicità delle istituzioni – imporre regole, definire assetti, gestire gli ascolti, distribuire la pubblicità, limitare e cancellare ogni forma di controllo da parte degli utenti (emblematica è la liquidazione coatta del Comitato Media e Minori); si avverte, guardando tv e social, il continuo scadimento dei programmi e spesso la violazione dei fondamentali diritti degli utenti.

Verrebbe da dire: “contra factum non valet argumentum” e rassegnarsi a subire una situazione assurda per un Paese civile e democratico: l’esistenza di un settore – tanto importante e delicato come quello delle comunicazioni – sottratto quasi del tutto alla legge: una sorta di zona franca nella quale i privati, come per definizione, perseguono obiettivi economici e politici che possono non coincidere con quelli della collettività o, addirittura, essere in contrasto.

L’Aiart su questi temi ha, da tempo, richiamato l’attenzione della pubblica opinione, spesso ignorata dalla tv (ovviamente!) e dalla grande stampa, salvo rare eccezioni. Lo studio elaborato dall’Aiart “Il Caso Italia” che documenta il divario esistente tra l’Italia e gli altri Paesi europei (siamo purtroppo il fanalino di coda in Europa ) non ha sortito alcun riscontro.

Tutto si tiene!

Che fare? Rassegnarsi ad accettare una situazione così iniqua? No! L’Aiart non può abdicare alla sua funzione precipua che è quella di educare i cittadini all’uso responsabile dei media e alla loro tutela.

Pur consapevoli che la strada da battere è irta di ostacoli, quasi insuperabili, senza l’intervento decisivo delle istituzioni, riteniamo come punto irrinunciabile di questo difficile percorso: la definizione di un nuovo Codice Media, elaborato dalle istituzioni con il coinvolgimento dei soggetti interessati, che superi definitivamente l’inefficace e obsoleto sistema di autoregolamentazione e diventi legge dello Stato.

Nel Codice deve essere espressamente sancito l’obbligo delle emittenti radio-tv, dei provider e di tutti i soggetti che producono programmi di autocertificare il prodotto dichiarando formalmente che il prodotto non viola le norme del codice (Ciò che avviene in quasi tutti i settori merceologici e anche nei servizi(trasporti e sanità)a tutela del consumatore o utente).

Nel Codice devono essere previste sia le modalità per denunciare le violazioni, sia i poteri sanzionatori per i trasgressori delle norme.

Una proposta del genere, approvata dal CNU dell’Agcom il 7 maggio 2007, non ha avuto esito alcuno. Semplicemente, DISTURBAVA IL MANOVRATORE !