Canone Rai, è lite tra Ministero e aziende elettriche per i risarcimenti ai cittadini

Una famiglia che non abbia il televisore o sia sotto una certa soglia di reddito potrebbe pagare il canone pur essendone esentata, dal momento che è addebitato automaticamente in bolletta. Braccio di ferro tra Tesoro e società elettriche per stabilire a chi spetti la gestione di quel ristoro. Di Aldo Fontanarosa dal sito de la Repubblica del 10 marzo 2016
ROMA – Canone Rai, la lite ora è sul tema dei rimborsi. Il ministero dell’Economia vuole che siano le società della luce a risarcire le famiglie che avranno pagato l’imposta tv quando invece non dovevano. Le società della luce non vogliono farsi carico di questa “pratica” e resistono malgrado il governo prometta loro un compenso.

La novità, in tema di rimborsi, è scritta nell’ultima bozza del decreto attuativo che il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo Economico preparano sul canone Rai. È una bozza avanzata che sarà spedita al Consiglio di Stato per un parere già questa settimana.

L’articolo 6 del decreto attuativo regola i rimborsi al cittadino che paga il canone tv per errore. Supponiamo che una famiglia dimentichi di segnalare all’Agenzia delle Entrate di non avere in casa il televisore. La sua bolletta elettrica sarà ricaricata della rata dell’imposta televisiva e onorata – immaginiamo – in modo automatico attraverso il conto corrente bancario. A quel punto, la famiglia si accorge di aver pagato anche la gabella televisiva e ne chiede il rimborso. Altra ipotesi. Marito e moglie hanno un solo reddito, un’unica entrata di 8000 euro lordi l’anno (o inferiore). Lui, il capofamiglia, ha più di 75 anni. La legge li esenta dal versamento del canone tv che invece hanno pagato per un anno. Ne chiedono il rimborso.

Ora l’articolo 6 del decreto attuativo prevede che la famiglia indirizzi alla società elettrica la richiesta di restituzione dei soldi. Questa richiesta farà un lungo viaggio. L’Agenzia delle Entrate – che ne accerta la fondatezza – girerà la pratica all’Aquirente Unico (società pubblica che garantisce le forniture elettriche alle famiglie). L’Aquirente Unico informerà la società elettrica della necessità di rimborsare attraverso una banca dati comune (che si chiama SII). Questo trasferimento di informazioni avverrà entro il 15 di ogni mese e metterà la società elettrica nelle condizioni di restituire i soldi alla famiglia dentro una fattura della luce molto ravvicinata (anche se il decreto non precisa quanto).

Le società elettriche resistono, su questa storia dei rimborsi. Pensano che farsi carico delle restituzioni sia complesso e costoso. Ne fanno anche una questione di principio. La legge di Stabilità – che introduce il pagamento del canone televisivo nella bolletta della luce da luglio 2016 – chiarisce che queste società non operano “come sostituti di imposta”. Questa condizione, dunque, le esonera dalla gestione dei rimborsi.

In queste ore, il governo sta provando ad aggirare le resistenze promettendo un compenso alle società. L’importo di questo compenso
forfettario annuo non è ancora indicato nella bozza di decrero, che chiama in causa però la nostra Autorità per l’Energia. Sarà l’Autorità a stabilire i criteri di suddivisione di questo “premio” alle società elettriche, piccole e grandi.