Corso di Bari 1-2-3- Giugno 2007

Gli atti e le relazioni sul tema:“Etica ed estetica nei media”

Il resoconto e gli atti del corso di formazione nazionale di Bari 1-2-3- Giugno 2007
Si riporta locandine con il programma dettagliato dei lavori nella Tregiorni.

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Locandina programma corso Bari fronte

Locandina programma corso Bari retro

Il Corso di formazione nazionale di Bari si è svolto nei giorni 1-2-3 Giugno 2007 presso l’Hotel7mari sito in Via Verdi,60 avente come tema:”Etica ed estetica nei media”.

Venerdi 1 Giugno
I lavori iniziano alle ore 15,30 con l’apertura dei lavori a cura del Presidente regionale AIART Puglia dott. Giuseppe Antonelli, con una sua relazione introduttiva e di benvenuto ai partecipanti.

Relazione introduttiva dott. Giuseppe Antonelli

Sintesi dell’intervento di mons. Domenico Padovano
Mons. Domenico Padovano, delegato per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Pugliese, con l’espressione “L’uomo oggi non è ciò che mangia, ma ciò che vede” ha sottolineato quanto la televisione, sia pure “stupida”, si proponga ai giovani in modo accattivante, perché è fatta bene. Pertanto diventa fondamentale la scelta educativa con cui ricercare nei programmi televisivi ciò che è moralmente ed eticamente corretto.

Il giovane in tal modo coltiva il senso del vero, del buono e del bello nella scoperta delle arti, della musica, della natura, del creato. La bellezza è appunto espressione del divino che infonde gioia nel cuore ed essa come frutto prezioso resiste al logorio del tempo, unendo le generazioni. Spesso gli operatori dei media nel loro lavoro sono sottoposti a continue pressioni psicologiche da cui sono condizionati. Il Paese è libero nella misura in cui sono liberi i suoi giornali, per cui i giornalisti dovrebbero essere più resistenti alle pressioni del potere, non dovrebbero appiattirsi al potere. La libertà è è potere di contrapposizione, di contrasto; la stampa deve raccogliere tutte le voci, senza reticenza. Eppure la vera libertà si esprime soltanto nel perseguire la verità, anche se ciò può comportare la critica allo stesso potere; quindi educare ai media significa anche educare all’esercizio della libertà. Educare alla libertà costituisce la questione centrale della pedagogia; la libertà è la risposta di Dio che ci chiama a scegliere. Bisogna sviluppare la conoscenza e non livellare gli individui imponendo la propria interpretazione dei fatti, quindi proteggere la dignità della persona in un lavoro in “rete” che coinvolga le scuole, la chiesa, la famiglia e la società in genere. Si assiste spessissimo a cose assurde presenti nei programmi televisivi (violenza, sessualità, oscenità): qui valgono le parole di Cristo su chi scandalizza i minori. I genitori devono informarsi sul contenuto delle trasmissione prima di consentire ai ragazzi di seguirle, devono poi aiutarli a valutare. La programmazione deve essere frutto di una scelta libera e non acritica. Lo stazionamento davanti alla tv non deve compromettere la possibilità di recuperare più ore di sonno, di stare all’aria aperta. Il continuo “zapping” non consente di avere il tempo per riflettere. Bisogna anche avere il coraggio di cambiare i programmi che vanno contro i propri valori e, se necessario, ribellarsi non acquistando quei prodotti pubblicitari che sembrano destabilizzare o turbare la famiglia. La tv, che dovrebbe rappresentare solo un’occasione per conversare insieme in famiglia, spesso assorbe tanto tempo anche agli anziani che invece potrebbero comunicare ai giovani la così tanto ricca esperienza di vita. Bisogna educare al linguaggio dei media che va decodificato per difendersi da chi pone una realtà finta, simulata, perseguendo obiettivi esclusivamente commerciali. Se la tv appaga cosi come si pone vuol dire che si è già vittime del suo potere. “Che l’Aiart con le sue numerose iniziative possa favorire sempre più un uso intelligente della tv!”

Sintesi dell’intervento del dott. Romano Carone
Romano Carone, assessore provinciale di Bari, in apertura ha portato i saluti del presidente della Provincia Divella ed ha poi osservato che la relazione introduttiva lo ha colpito soprattutto come padre e come tale bisogna pensare bene a ciò che si fa. Personalmente ha evitato di abbonarsi a sky, cercando così di gestire l’utilizzo della tv. La playstation cosi come i cartoni animati spesso evocano situazioni esasperatamente violente. Prima i figli trovavano nella famiglia il loro punto di riferimento ma ora sono tante le trasmissioni che si divertono sul dolore di chi soffre, come nel caso del Grande Fratello. Non bisogna sottovalutare il fenomeno che diventa sempre più pericoloso, considerato che si va a dormire sempre più tardi per seguire la tv con un aumento sempre più diffuso di esaurimenti nervosi.

Sintesi del saluto del presidente nazionale dott. Luca Borgomeo
Borgomeo ringrazia gli amici di Bari per la perfetta organizzazione logistica del corso, che d’altra parte rappresenta un elemento costante negli anni. Il taglio dei contenuti assegnato al corso rappresenta il senso della serietà con cui l’Aiart organizza questi eventi in cui viene dato molto spazio allo studio e all’approfondimento che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell’azione dell’Aiart. Ringrazia mons Padovano per la sua partecipazione e per il contributo che certamente vorrà dare alla sessione dei lavori. Mette in evidenza che l’Aiart è un’associazione composta da tutti volontari che danno il loro contributo motivato con passione e competenza nelle attività sociali ma sempre con una elevata tensione morale e civile. Queste qualità sono necessarie per la crescita del livello di civiltà dei mezzi massmediali cercando di eleiminare o quntomeno attenuare i danni che gli stessi procurano soprattutto sui minori. Ringrazia anche l’assessore provinciale Romano Carone per la sua cortese partecipazione. Mette in evidenza che l’azione dell’Aiart si esplica anche con azioni di protesta, di denuncia, di sollecitazione e ricorsi l fine di far crescere la consapevolezza dell’uso dei media che stanno esautorando la funzione educativa della famiglia. Consapevolezza che tutti dovrebbero avere rispetto al fatto che la Tv ci cambia, e non in meglio, che non si critica mai, non fa crescere, fa sempre bene, è autoreferenziale. Il cittadino ha invece il diritto di essere informato, intrattenuto, che cambia canale ma che non protesta, non agisce, non si fa sentire e ciò soprattutto nei riguardi della TV pubblica. L’autoregolamentazione, anche se non è sufficiente, non viene utilizzata dai cittadini per difendere i propri diritti.

Sintesi della relazione della dott.ssa Elita Lucchin
La dott.ssa Elita Lucchin, delle Relazioni Istituzionali di Mediaset, ha offerto l’ esperienza più recente della televisione in relazione a quanto previsto dal codice di autoregolamentazione. Tale intervento si pone anche come occasione per far comprendere cosa accade realmente dietro le quinte. La tv non è solo cattiva maestra! La programmazione dovrebbe conciliare la natura connessa con i vincoli del senso etico. L’ambito di tutela dei minore è particolarmente significativo. Bisogna garantire il rispetto del codice di autoregolamentazione che è stato firmato dal 1993 da tutte le emittenti. La promozione di questo codice è stata la risposta di Mediaset alle numerose sollecitazioni provenienti dalla società ma anche il frutto di una azienda che si pone le proprie responsabilità. Da Novembre 2002, con il codice Gasparri, l’azienda ha contribuito partendo dalla responsabilità formativa della tv che si rivolge anche ai minori. Lo sforzo di Mediaset è stato dimostrato nel prendere cautele in ottemperanza agli articoli del codice che prevedono la esclusione di programmi non ritenuti pertinenti all’età dei minori. Bisognerebbe favorire la visione familiare dei programmi in prima serata in cui si evidenzia al pubblico il riferimento del prodotto. Sono state varie le iniziative promosse da Mediaset volte ad informare tutte le figure operative all’interno della azienda, attraverso le c.d. “Best Pratics”. Si è attivato un confronto tra persone che lavorano in gruppo a cui si è unita la formazione. Si lavora di più proprio sui programmi rivolti ai minori. Difatti lo spazio loro dedicato si concentra su Italia 1 e Canale 5 nei giorni di sabato e domenica con la proiezione di film e cartoni animati. Dopo il codice Gasparri si è sviluppato un lavoro interno al gruppo in una logica di pianificazione scegliendo programmi adatti alla fruizione familiare, nel potenziamento della segnaletica che è stata molto apprezzata dal pubblico. In ogni caso si ribadisce l’importanza della famiglia che non può essere sostituita da nessuna segnaletica. Sono stati attivati spazi informativi nei TG, cartelli, passaggi in sovrimpressione. Si è attuata la sensibilizzazione del personale interno per guidare e informare sulla applicazione del codice, rendendo le disposizioni normative accessibili a tutti gli impiegati di Mediaset ogni momento. Molti esperti studiano cosa proporre ai bambini. Nel corretto utilizzo dei Media, attraverso la conoscenza, si attua un uso critico e responsabile della tv nei confronti dei minori. Una Campagna educativa dal titolo “ La tv amica, usala con intelligenza” ha invitato all’uso corretto della tv. Anche quest’anno uno spot pubblicitario ricorderà la importanza dei significati della segnaletica. Sono stati realizzati i 3 migliori cortometraggi dai ragazzini riguardanti tematiche importanti come il bullismo, le culture etniche. Tale esperimento ha coinvolto 22 paesi. E’ stato attivato il canale digitale terrestre favorendo la presenza sul territorio del linguaggio televisivo. Quest’anno dal 12 al 21 luglio sarà presentata in tv la rassegna dei film che hanno fatto la storia del festival del cinema. Nella scuola primaria è stato realizzato un progetto dal titolo “video e imparo”. In tal modo si è manifestata la sensibilità etica di una grande azienda che si è impegnata per spazi riservati alla comunicazione sociale. Sono state realizzate Campagne sociali quali “Media friends”, risorse per beneficenza e per settori della cooperazione. Una maratona televisiva ha favorito la raccolta di fondi. Mediaset ha lavorato su un continuo vaglio di una programmazione che proponga l’ adeguatezza di una visione familiare. Il valore del codice non si pone solo come rispetto di regole ma stimola al rispetto della coscienza che deve avere chi fa televisione. La tv è comunque mezzo di conoscenza, di produzione ed esperienza. Non si può però chiedere alla tv di essere quello che non è. Essa non può essere l’unico interlocutore responsabile della educazione del bambino. Mediaset deve essere sensibile nel segno dell’allenza educativa richiamata anche dall’arcivescovo Tettamanzi. Nel progetto Media e Bambini si constata una stretta collaborazione tra famiglia e centri di produzione. La Tv è anche attenta anche ad un pubblico adulto con le sue esigenze. I Programmi in prima serata richiamano anche alla responsabilità degli adulti, della famiglia che conoscendo la programmazione non può delegare a Mediaset la scelta. Da qui si pone quindi la responsabilità della Scuola, della Chiesa e della Famiglia per educare all’uso consapevole della tv. Tutti gli ambienti collaborano a favore dei minori. In particolare la famiglia acquista valore come soggetto e non la tv come problema. I genitori devono ascoltare i figli accogliendo le emozioni provate durante la visione dei programmi. La tv è un ambiente come tanti altri frequentati dai ragazzi e quale momento educativo come gli altri richiede la stessa cura, pertanto la famiglia non deve rinunciare alla sua finalità di sovranità educativa.
Sabato 2 Giugno
Il corso riprende alle ore 9,30 con il Direttore del corso prof. Giovanni Baggio che ha introdotto i lavori sostenendo che bisogna educare all’uso di questi strumenti senza paure, riuscire ad aiutare i ragazzi ad utilizzare con “senso” la tv. Educare all’uso dei media non significa però “addestrare” perché spesso sono gli stessi ragazzi ad insegnare a noi, ma ha un fine più alto che ci interpella come credenti che manifestano con coscienza e libertà le proprie scelte. Tante voci sono necessarie perché il ragazzino non si perda. Coinvolte sono, quindi, la famiglia, la società e chi gestisce i mezzi di comunicazione.

TREGIORNI ai@rt BARI

Sintesi della relazione del dott. Domenico Infante
Domenico Infante, Segretario del Comitato di Presidenza nazionale AIART ha analizzato più aspetti della realtà sollecitando molte riflessioni. La società è in continua trasformazione perché condizionata e stimolata dai nuovi mezzi di comunicazione e dalle conseguenze riflesse. Necessitano controlli soprattutto istituzionali. Quale la realtà viviamo? I giovani chattano perchè non si sentono ascoltati dai genitori; volendo, i genitori potrebbero rendersi conto nella “cronologia” dei siti visitati dai loro figli, sempre che i giovani non abbiano imparato a far perdere le tracce dei loro “percorsi”. Quanto la rete ha permesso il radicamento anche della pedofilia? I media rappresentano il nuovo ambiente e il nuovo modo di essere “vivi”. I media oggi rappresentano bene la nuova cultura intesa come costume, fatta ad esempio dal Codice da Vinci, dal Festival di San Remo, dalla riforma Moratti, ecc. a cui invece si contrappone la cultura organica organizzata scientificamente dai tanti saperi. Prima questi due tipi di cultura erano nettamente differenti ma oggi no!

Tutto questo si lega al relativismo etico, al c.d. pensiero debole o al pensiero “corto”, che diventa una filosofia di vita conseguente all’uso smodato dei video-telefonini. La presenza dei mass media genera una nuova forma di cultura che agisce sui modi di pensare e sugli stili di vita. In tal modo la cultura intesa come costume si confonde con la cultura organica. Le epoche della rivoluzione nel campo delle comunicazioni si identificano con l’invenzione della scrittura, della stampa e del computer. Ora stiamo vivendo la seconda rivoluzione informatica che è detta epoca del Web 2.0. Se è vero però che ogni epoca porta trasformazioni con tutti i relativi disagi, quale sarà la prossima evoluzione dell’uomo? Forse si trasformerà in un pc, nel cd. uomo “bionico”, una sorta di uomo biologico che convive con parti tecnologiche innestate nel corpo che gli consentono poteri aggiuntivi. La nostra è detta anche epoca della generazione digitale. Difatti per i bambini nati negli anni ‘80 è normale l’utilizzo dei video registratori in quanto essi non hanno avuto il tempo di vivere traumi. Noi adulti invece si. Come possiamo affrontare i cambiamenti? Tutto cambia! La società è in rapida trasformazione (videogiochi, libri interattivi, posta elettronica, modem, fax, cellulari, video o telefonia). Tuttavia siamo una generazione definita “always on” ossia sempre connessa, perché il pc è sempre acceso, così come il cellulare. La possibilità di poter guardare la Tv su internet e di parlare a telefono con il Voip comporta un alto risparmio economico ma presuppone il bisogno di sapersi adeguare. Si ridefinisce tutto, quindi anche il concetto di spazio e di tempo. Quando si è in casa si è comunque accessibili al mondo intero. I ragazzi che si chiudono nelle loro stanze in verità non sono isolati. Essi hanno lo stereo, il Pc, Internet, la Tv satellitare; sono chiusi ai genitori ma sono aperti al mondo! I genitori devono saperlo. Se non si parla in famiglia lo si fa su internet. Le domande necessarie da porsi sono: quali valori, quali stili, quale antropologia? Si distinguono il vero e il bello? Quale il senso di etica ed estetica che i giovani percepiscono? Pensiamo al sistema di valori che appare e non è. Dobbiamo recuperare il senso della Bellezza che si fa amore, quella che porta alla verità. La dimensione etica della bellezza. Ad esempio un vaso antico richiamante la civiltà greca rappresenta una bella visione, così può esserlo ad esempio una macchina di Formula1 come la Ferrari, per chi ne è appassionato, ed anche la musica, l’arte e la tecnologia. Tuttavia bisogna capire cosa è la bellezza vera, che è segno di amore, che diventa tanto più grande quanto è più grande la distanza da chi ama ed è amato o tra chi dona e chi riceve doni ( Madre Teresa di Calcutta). Il senso del vero può essere anche la contemplazione stupita della bellezza che non sia soltanto estetica. Oggi l’immagine prevale sull’etica. Ma di fronte all’infinito e alla morte si ritrova la somiglianza esistenziale di sé nell’altro. L’etica è vista come un atto d’amore che trova un ruolo centrale in ogni aspetto della vita concreta. Necessita il rispetto delle regole storiche, concrete, del ruolo preciso degli educatori che porta alla responsabilità. I genitori spesso non hanno competenza, sono considerati “analfabeti tecnologici” ma ciò non li esime dal controllo a cui sono tenuti. E’ necessario sviluppare l’autonomia di giudizio e il senso critico. Un conto è proibire, altro è governare. E’ necessaria la presenza del genitore per sviluppare elementi corretti.

Non basta proibire, occorre applicare le regole! Come si potrebbe pensare di impedire la visualizzazione audiovisiva? Forse è meglio attrezzare, offrire strumenti critici attraverso cui i giovani possono vedere, confrontare, progettare, fare. I genitori devono educare, gestire il tempo di esposizione ai media dando diritto a tutte le varie esperienze e attività ludiche, culturali, relazionali per evitare che i minori sviluppino solo una dimensione tecnologica. I bambini devono vivere, devono muoversi, giocare, relazionarsi con altri bambini, cambiare attività. Non bisogna mai perdere di vista l’ obiettivo educativo. In realtà cosa è internet? E’ una rete decentralizzata che non ha controlli. Eppure se venisse meno internet si fermerebbe il mondo: treni, aerei, transazioni commerciali, ecc. Internet è uno spazio sociale, un mercato virtuale ma costituisce una grande risorsa che va utilizzata. E’ necessario l’esercizio di tutela delle istituzioni. E’ possibile stabilire la tutela del codice di autoregolamentazione Internet e Minori a cui hanno aderito numerose società di provider. Sono possibili mezzi di censura a livello nazionale. Questo però non accade anche a livello internazionale. In alcune nazioni, per tutelarsi da culture politiche o dalla stessa democrazia, che possono contaminare la società locale, si applicano ad internet forme totali o parziali di censura. L’Italia non ha scelto questa strada perché ritiene fondamentale l’esercizio della libertà da parte dei suoi cittadini, anche a costo di correre dei rischi. A Marzo la prima Conferenza internazionale sui Media tenutasi a Ryad ha sollevato la questione se è possibile governare internet. In campo europeo si è attivata una specie di autoregolamentazione chiamata “coregolazione”; ma presuppone molta collaborazione tra autorità, imprese e organizzazione della società civile. Dai dati di una ricerca del 2006 fatta dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro, relativamente alla fascia di bambini compresi tra i 7 e gli 11 anni, un bambino su 3 naviga solo, più di 1 su 5 la sera e la notte. Dai 12 ai 19 anni il 61% afferma di aver simulato personalità diverse da quelle reali con uso di nickname. Un’altra ricerca, effettuata presso l’Università Cattolica di Milano ha rilevato che il 53% di ragazzi dichiara di non fingere mai di essere un’altra persona. Quindi le risposte, contraddittorie, sono condizionate dall’ambiente? Il punto è questo: o esiste una confusione di dati o forse, sicuramente, è omertà. Ciò rappresenta un comportamento, una situazione di disagio di fronte al quale gli educatori si debbono porre dei problemi. Gli effetti dei media provocano superficialità, frammentazione, percezione soltanto del presente. Si perde il concetto di unità coerente nel mettere insieme secondo una scala di valori. Si perde il senso della storia pensando solo al presente. I genitori perdendo il loro ruolo non sono più autorevoli. Ciò avviene anche nelle scuole. I docenti ne sanno di meno dei discenti. Con la realtà virtuale l’utente non guarda solamente lo schermo ma è immerso dentro con tutto se stesso, con le sue pulsioni. Ad esempio le sue emozioni stanno dentro i videogiochi. Grossi rischi esistono anche nel visionare in internet materiale altamente illecito e dannoso nei contenuti o di stabilire contatti o relazioni con persone che simulano identità false per attuare loschi disegni di pedopornografia. Quali le soluzioni? Sono tante, di natura tecnologica attraverso le diverse tipologie di filtri (Walled Garden) e soprattutto di natura comportamentale attraverso l’esercizio della responsabilità nell’uso del ruolo di genitore o di insegnate o educatore. I filtri attivati sui pc non sono infallibili perché anche i bambini, compreso il funzionamento, possono disattivarli e quindi eliminarli. Diventano più efficaci quei filtri previsti sul server remoto dei provider. Bisognerebbe in ogni caso parlare ai ragazzi, navigare insieme per scoprire internet, dare loro istruzioni. Necessita che gli insegnanti conoscano le regole della navigazione in sicurezza, dell’uso sicuro di internet anche nello scaricare MP3, e le altre regole che certamente sono note in tutte le scuole ma che spesso non vengono applicate per pigrizia o per ignoranza. Bisogna parlare all’alunno facendogli capire come evitare i pericoli. Il bambino amato non sarà mai adescato!

Soluzioni concrete possono essere condivise da genitori, scuola ed educatori in genere. Tra le strategie è importante uno efficace scambio di informazioni tra genitori, scuola e parrocchia. Le stesse parrocchie devono informarsi sull’uso dei vari mezzi di comunicazione. Tanto è vero che il Papa, nel suo messaggio in occasione della 41^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, invita esplicitamente le parrocchie a creare animatori di cultura e di comunicazione, come d’altra parte ben delineato nel Direttorio “Comunicazione e Missione”. In definitiva i genitori, gli insegnanti e gli educatori in genere devono agire come navigatori di “bolina” ossia procedere nella loro strada anche se è difficile come navigare in barca a vela controvento. “Alcuni possono dire che è impossibile e invece bisogna avere forza, coraggio e passione per riuscire a farlo”.

Corso di formazione nazionale Bari 2007 Infante

Baggio ha aggiunto che spesso si sente la distanza tra ciò che accade nel mondo dei ragazzi e degli adulti. Il rapporto tra i due mondi si deve “riconnettere” in modo più “virtuoso”. Necessita la responsabilità da parte dell’utente ma anche da parte di chi produce. Che tipo di etica passa ai ragazzi attraverso i media? Il problema è che lo strumento diventa modalità. L’importanza di avere risposte immediate si riflette anche nelle relazioni. A questo porta l’impatto multimediale che agisce sul nostro modo di essere, di agire, di relazionarci. Difficile oggi chiedere ai ragazzi di concentrarsi. Lo zapping porta alla destrutturazione.

Sintesi della relazione della dott.ssa Claudia Di Lorenzi
Claudia Di Lorenzi, del Comitato Scientifico AIART e collaboratrice di SAT 2000 ha ricordato quanto l’educazione ai media dovrebbe essere “positiva”. La violenza c.d. catartica a quali modelli si ispira? Che significa che la tv rispetta l’etica? Significa poter avere valori condivisi, che la tv attiene al vero, che informa con onestà, nuova crescita culturale, solidarietà, collaborazione, benessere, rifuggendo la volgarità, la spettacolarizzazione della violenza.

Bisogna definire la violenza che assume in televisione molteplici forme. Esiste la violenza reale e quella simulata. I Simpson ad esempio trattano di droga, omicidi. Tanti cartoni animati soprattutto se rappresentati da esseri umani sono ancora più incisivi. Il bambino immedesimandosi in ciò che vede scarica le emozioni che sente, quindi ritorce aggressività su se stesso e sugli altri. I bambini imparano emulando. Il bambino davanti alla tv alimenta un’attivazione permanente anche quando si allontana nelle relazioni con i genitori, con i fratelli, con gli amici. Modifica il senso della realtà vedendo di continuo scene di violenza, credendo che il mondo in cui vive sia effettivamente così. La percezione della realtà non sempre però corrisponde alla obiettività. La tv influenza la vita dell’individuo in pieno e fornisce mattoni con cui il bambino costruisce la sua realtà. Fino ai 18 mesi la capacità di attenzione alla tv è limitata e non solo perchè non si comprende il contenuto. Bisogna comunque evitare che si instauri l’abitudine alla fruizione da soli od anche in compagnia della tv il che potrebbe costituire nel futuro occasione di rischio. Dai 18 mesi ai 3 anni si attiva la funzione simbolica con cui il bambino si rappresenta le immagini. La sua attenzione si concentra sugli aspetti formali (luci, colori, cambiamenti ripetitivi). I comportamenti verbali anche in tal caso non acquistano importanza. Dai 3 ai 5 anni il bambino si sviluppa e cerca uno script ossia un copione (uno schema di azione) che gli indichi come si fanno alcune azioni. Per compiere un’azione bisogna attivare una serie di comportamenti. Il comprendere che dall’azione A deriva l’azione B fa sorgere nel bambino delle aspettative. Egli è ancora attratto dai movimenti formali della tv ( scene di omicidi, sparatorie, gesti veloci, suoni) ma non riesce a contestualizzare queste scene di violenza. Non riesce quindi a distinguere tra realtà e finzione. Dai 6 agli 11 anni si attiva la comprensione dei contenuti mediali. Il bambino distingue gli aspetti formali dai contenuti. L’acquisizione importante è che il bambino sappia contestualizzare la violenza. Egli si identifica con i personaggi forti e violenti. In questo caso elabora fantasie a sfondo violento di cui egli stesso diventa protagonista. Spesso si identifica con la vittima. Dai 12 ai 17 anni gli adolescenti, seppure sanno filtrare quanto acquisiscono, raramente utilizzano questa capacità quando interagiscono con i media. Possono utilizzare queste informazioni per elaborare strategie di comportamento della realtà (omicidi). Nei confronti tra gruppi sottoposti a messaggi diversi, ossia violenti e non, si è riscontrato che la esposizione alla realtà aumenta la risposta ma il dato significativo è che l’attenzione raggiunge il suo picco con la proiezione di film e va scemando con la visione del cartone animato fino ad appiattirsi se non avviene nessuna sollecitazione. Rispetto alla percezione da parte dei bambini della guerra si sono utilizzati questionari, focus group. L’esposizione ai contenuti mediatici ha plasmato la rappresentazione che i bambini si sono fatti della guerra. Le reazioni sono state diverse a seconda dell’età. Essi non sono stati in grado di porre distanze tra loro e questi eventi. Quindi il ruolo dell’adulto è di aiutare i bambini a decodificare. Per l’adolescente il problema diventa emotivo. Il ruolo dei genitori è la mediazione; spiegare dove è la verità altrimenti si verifica il depotenzionamento. Se i messaggi della tv non sono decodificati può sembrare che la realtà sia tutta nera. Questo avviene anche quando gli insegnanti si lamentano della demotivazione. Non è vero forse che nella mortificazione del mondo noi impediamo ai giovani di avere l’entusiasmo che è proprio loro? Il Principio di realtà è quello attraverso il quale i genitori, dialogando con i figli, sviluppano l’osservazione. Al bambino che pensa che il mondo sia tutto quello rappresentato dai media bisogna fargli capire la verità. L’esercizio della educazione mette in evidenza i valori cristiani secondo la propria profondità spirituale. Per i docenti il lavoro è complementare. Gli insegnanti devono capire i momenti di bisogno, di carenze, creando rete anche attraverso l’aiuto delle parrocchie. La negatività che si pone ai nostri occhi si evidenzia anche agli occhi dei nostri bambini per cui bisogna saper controbilanciare. Una cosa è indicare la violenza tentando anche di esorcizzarla altro è proporre la violenza come qualcosa di acquisito che i ragazzi non sono in grado di decodificare. Il TG è pensato, prodotto sulla linea editoriale; non dobbiamo solo avvertire ma anche vigilare. Ai bambini non si deve nascondere la realtà proteggendoli in modo acritico. I bambini giudicano la tv; difatti, somministrati questionari nella scuola elementare, si è riscontrato che sanno distinguere il TG dagli altri strumenti. I programmi ministeriali non prevedono ancora la Media Education intesa come corsi che possano accompagnare la percezione corretta della violenza. Essa è applicata all’interno di progetti sporadici quando invece dovrebbe essere prevista espressamente all’interno del percorso scolastico.

Resoconto della Tavola Rotonda sul tema: “E’ possibile una comunicazione mediatica di qualità”?
Hanno partecipato al dibattito Don Vito Marotta, Responsabile Comunicazioni Sociali Diocesi Bari-Bitonto, il dott. Francesco Iato, capo redattore di Telenorba e Daniela D’Alò, membro del Comitato di Presidenza nazionale AIART in qualità di conduttrice-moderatrice. La D’Alò ha richiamato l’estetica per valorizzare quanto deriva dall’esperienza valoriale. Da qui il bello come canone di conoscenza. I mezzi odierni artistici prendono il sopravvento ed esprimono ciò che colpisce le nostre percezioni sensoriali. Dalle parole sono anche colpiti i nostri sensi. La D’Alò pone ai relatori una serie di domande tra le quali: E’ possibile una comunicazione mediatica di qualità? Si tiene conto solo dei canoni commerciali? Cosa succede nelle riunioni di redazione, quali problematiche vengono fuori? Esiste una tutela dei telespettatori all’interno delle redazioni che hanno codici propri ma che spesso gli utenti non riescono a decifrare? E’ difficile l’impostazione di un giornale perché spesso si tocca la sensibilità non solo degli spettatori ma anche dei protagonisti.

Iato ha ampiamente illustrato le problematiche a cui va incontro una redazione giornalistica televisiva: la scelta delle notizie, il rilievo da dare a ciascuna di esse, gli approfondimenti su temi di attualità e legati al territorio.

Marotta ha spiegato, invece, le motivazioni che spingono il cristiano ad entrare nel linguaggio mediale da operatore e da fruitore della comunicazione. A tal proposito Don Vito ha ricordato la Scuola di Comunicazione Diocesana, da lui stesso fondata presso il Seminario di Bari da diversi anni, che viene incontro a questa esigenza formativa.

In sala c’erano anche alcuni studenti della Scuola che hanno partecipato al dibattito raccontando la loro entusiasmante esperienza di imparare i linguaggi dei vari media e di dare vita ad una vera e propria fiction su S. Nicola. Francesco Iato ha ribadito l’importanza della formazione non solo professionale ma anche umana ed etica del giornalista: dietro la notizia c’è sempre l’uomo che la produce ed è dalla sensibilità etica del giornalista che deriva la qualità estetica del prodotto mediale. Ha inoltre rilevato la difficoltà di rimanere oggi saldi nei canoni del vero, del giusto e del bello per un professionista che si muove all’interno di una società che sacrifica tutto alla legge dell’avere e dell’apparire. Iato ha espresso grande apprezzamento per l’opera dell’AIART che vuole essere anche uno stimolo per chi opera nel mondo della comunicazione.

Durante il dibattito è stato affrontato il tema scottante dell’informazione in caso di crisi, ovvero quando dietro un’apparente notizia di cronaca si finisce per intaccare la credibilità di importanti istituzioni come la Chiesa o l’Esercito. In queste circostanze sia Iato che don Vito hanno concordato sulla necessità di consultare un’unica fonte ufficiale ed autorevole come base per la stesura di un articolo di cronaca affinché possa essere data la giusta collocazione ed il giusto rilievo.

Sono intervenuti al dibattito anche i Cooperatori Paolini di Brindisi che hanno ricordato la lungimiranza del Fondatore della Famiglia Paolina, don Giacomo Alberione e del suo ispiratore S. Paolo. In sala c’erano anche rappresentanti della carta stampata con autorevole e decennale esperienza che hanno ribadito la necessità della preparazione professionale ed etica degli operatori della comunicazione. A concludere i lavori il Presidente Regionale AIART Giuseppe Antonelli e il Direttore del Corso Giovanni Baggio che hanno constatato la validità dell’esperienza vissuta nell’ambito della tavola rotonda di mettere a confronto operatori e recettori della comunicazione. Tra l’altro nel dibattito è nata la disponibilità dell’emittente televisiva barese, di livello ormai interregionale, di mettere a disposizione della Diocesi di Bari e di Don Vito Marotta uno spazio televisivo.

Per Baggio l’istanza educativa è compito della comunità, dell’intero villaggio; la libertà deve essere intesa come responsabilità; l’etica e l’estetica come sfondo di senso da cercare e motore che faccia scaturire il desiderio del bello e del vero. La bruttezza divide, la bellezza vivifica. La bellezza, riscoperto il sublime, è il motore dell’educazione. La conoscenza della realtà dei media va modificata in questa nuova civiltà multimediale a cui non sappiamo rinunciare. E’ fondamentale però il rispetto della libertà dell’uomo. Il compito essenziale è la vigilanza di cui tener conto nella cura del più debole anche alla luce di quanto previsto dallo statuto, nell’ambito della responsabilità.

Il presidente nazionale dell’AIART Luca Borgomeo ha concluso i lavori ricordando che l’Aiart è un’associazione di cultura ma anche operativa e politica, quindi traduce le sue iniziative in concreto. Oggi c’è uno strapotere imperante ma le classifiche degli uomini più ricchi riguardano proprio i proprietari dei mezzi di comunicazione. Ci muoviamo in settori dove c’è il dominio assoluto dell’economia. Esiste un duopolio dove Rai e Mediaset rappresentano il 90% della programmazione e il 97% della pubblicità. Ciò significa che tale situazione ha consolidato la struttura del potere e della economia caratterizzante il nostro paese. Noi facciamo attività formativa in quanto ciò rappresenta la ragione sociale dell’Aiart. In tre anni e mezzo si è modificata la situazione subalterna dei telespettatori messa in discussione dai codici di autoregolamentazione; l’esperienza dice che non funzionano. Essi sono fondati su norme deontologiche che hanno doveri morali interni o esterni, dati dalla legge. I contenuti di questi codici sono eccezionali ma non vengono applicati. Purtroppo il rapporto tv e minori viene in prevalenza gestito da Rai e Mediaset, quello tra internet e minori dai provider, i cellulari dai gestori della telefonia pubblica. Non è possibile che si deve arrivare al punto in cui i controllori debbono essere controllati. Come Aiart ci muoviamo anche politicamente attraverso contatti con il Ministero delle Comunicazioni per cercare di far superare l’autoregolamentazione a favore di un sistema più efficace. Le logiche che sottendono questi codici sono economiche, sottratte purtroppo anche al potere politico. Noi non vogliamo che una materia così delicata sia sottratta al potere del Governo e del Parlamento. Facciamo crescere la consapevolezza invitando al dibattito per mettere mano al sistema normativo affinchè possa assicurare una tutela concreta. I sottoscrittori dei codici, per quanto siano ancora pronti a sottoscriverli, non sanno amministrare. Quanto meno chi viola deve pagare con una sanzione che ha effetto solo se è deterrente.

L’Aiart ha avuto la capacità di aver scosso un edificio che sembrava inattaccabile perché sottratto alle decisioni dell’opinione pubblica e soprattutto alla politica. Essa invece auspica una politica consapevole che faccia il bene della comunità, che sia soprattutto al servizio dei più deboli che non possono difendersi dallo strapotere dei media.

La rassegna stampa

Agenzia ANSA
Agenzia Stampa AGI – Domani a Bari – ETICA NEI MEDIA – 31mag07

Agenzia Stampa AGI – ETICA NEI MEDIA – 31mag07
aiart quotidiano bari
Comunicato stampa – testo
Gazzetta dell’Economia – 26mag07
 L’AIART a Bari per discutere di Etica nei mezzi di comunicazione

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