Corso di formazione nazionale Rimini 10-11-12 Dicembre 2010

Gli atti e le relazioni tenute al corso nazionale di formazione sul tema “Senza paura nella nuova agorà. Per un rapporto positivo famiglia-media“, tenuto a Rimini nei giorni 10,11, 12 Dicembre 2010.

Il resoconto, gli atti e il video del corso di formazione nazionale di Rimini 10-11-12 Dicembre 2010. Si riporta la locandina con il programma dettagliato dei lavori.

Pieghevole corso di formazione nazionale Rimini.pdf

“Senza paura nella nuova agorà – Per un rapporto positivo tra famiglia e media”, questo il tema del Corso Nazionale di Formazione dell’Aiart che si è tenuto all’Hotel Sporting di Rimini dal 10 al 12 dicembre scorso. Tre giorni per mettere in primo piano un rapporto positivo che riesca a limitare il divario tra famiglia e mezzi di comunicazione.
Gli interventi della prima giornata sono stati preceduti dai saluti del tesoriere nazionale, Francesco Bellaroto e del Presidente Provinciale dell’Aiart di Cesena e Forlì, Giacomo Andreucci.

“Siamo immersi in un bagno sensoriale con la perdita della distanza, della distinzione e della critica.
I media non sono più degli strumenti. Hanno infatti perso i confini tra di loro e i confini con l’ambiente”. Con queste parole Mons. Domenico Pompili, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della CEI, ha aperto la propria relazione, mettendo in risalto il nuovo contesto esistenziale all’interno del quale prende forma “la percezione di noi stessi, degli altri e del mondo”. In particolare – secondo Mons. Pompili – più siamo immersi nell’ambiente digitale, più l’ambiente stesso diventa invisibile, più è difficile sottrarsi ai suoi effetti. “La Rete è ormai una seconda pelle, che aumenta la realtà piuttosto che negarla, anche se obiettivamente come fenomeno umano non è esente da rischi ed ambiguità”.
“La trasformazione dei nuovi media da una dimensione “personal” a una “social”- ha affermato Mons. Pompili – mette in risalto la prevalenza dell’essere-con, che emerge con forza dentro la Rete. Ciò che trasforma un gruppo in una comunità non è la semplice contiguità fisica, ma la condivisione di un significato”.
Di notevole interesse è il concetto di “ri-sacralizzazione” che è stato esposto da Mons. Pompili: “La tecnica e il consumo sono i nuovi spazi in cui l’uomo di oggi si muove, con il tentativo di costruzione di un infinito (solo) orizzontale”. “Nella sacralizzazione del consumo infatti l’esperto di tecnologia è il nuovo sacerdote, i templi sono i centri commerciali, i codici di comportamento sono le mode, i santi sono i divi, il calendario liturgico è sostituito da quello dei saldi. La famiglia deve diventare un filtro per questi messaggi fuorvianti e ritornare così ad essere la principale fonte educativa per i giovani”.

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Mons. Domenico Pompili Rimini 10 dic 2010.ppt

E proprio di emergenza educativa ha parlato il Presidente Nazionale dell’Aiart, Luca Borgomeo, che ha posto subito la questione: “Questa emergenza è un dato di fatto, non è un giudizio, non è un’opinione. Il motivo ispiratore di questo Corso di Formazione è il “Ramoscello dopo il diluvio”. Borgomeo ha infatti svolto la relazione sostituendo il Direttore del Corso e Vice Presidente dell’Aiart, Giovanni Baggio, impossibilitato a partecipare all’incontro, che ha inviato lo schema della relazione, partendo dalla vicenda biblica di Noè. “Il ramoscello d’ulivo è inteso come il simbolo della nuova vita, dell’incontro, della rinascita ma anche della riappacificazione e del dialogo, sullo sfondo di uno scenario che si caratterizza per la costante crescita del settore dell’informazione e della tecnologia che colpisce l’uomo come un diluvio. Il corso si collega infatti in linea di continuità con i precedenti, organizzati dall’Aiart nel 2009 e nel 2010, centrati sul “contrasto” tra media e famiglia.
“Sugli aspetti più critici abbiamo concentrato le nostre riflessioni nei Corsi precedenti per dimostrare in che modo e con quali conseguenze i media hanno soppiantato, la scuola e la famiglia”. Abbiamo analizzato il declino delle tradizionali agenzie formative – ha affermato Borgomeo – per effetto della crescita generalizzata dei media e del ruolo sempre più determinante nella vita degli uomini e delle intere comunità. Troppo spesso si sposta il confronto sul terreno della contrapposizione e del conflitto, ma è necessario ricercare spazi comuni e condivisi di collaborazione, anzi di vera e propria sinergia.”
E’ un errore sottovalutare la valenza positiva che la famiglia e i media possono avere nell’educazione delle nuove generazioni. Un ruolo preminente per Borgomeo deve essere rappresentato dal sistema politico-istituzionale che sollecita a sua volta un sostegno da parte di tutte le forze economiche e sociali. Un’associazione libera ed autonoma come l’Aiart – ha sottolineato Borgomeo- può favorire un rapporto diverso e costruttivo tra famiglia e tecnologie. E’ indispensabile dunque fare uno sforzo per far arrivare a tutti un segnale capace di attivare una riflessione sul pericolo che i genitori corrono rinunciando al proprio ruolo. Gli elementi che inducono a nutrire la speranza devono andare di pari passo con una maggiore attenzione da parte dei media a quelle regole finalizzate ad offrire agli utenti un’informazione basata sulla dignità e identità culturale, morale e religiosa. Su questo filone, simboleggiato dal “ramoscello dopo il diluvio” si sono sviluppate le relazioni previste nel panorama del Corso.

I lavori sono proseguiti nella seconda giornata con il Prof. Armando Fumagalli, docente presso l’Università Cattolica di Milano, che ha esordito nel suo intervento con ottimismo: “Quando si conducono delle battaglie per il buon cinema e per la buona Tv, bisogna considerare che queste non sono delle battaglie utopistiche perchè certi film o certi programmi di qualità ottengono notevole successo. Sono convinto – ha continuato Fumagalli – che il lavoro dell’Aiart può contrastare effettivamente ciò che di negativo vediamo in Tv. All’interno della Rai e di Mediaset infatti ci sono persone che tengono conto realmente delle proteste di associazioni come l’Aiart, al fine di donare al pubblico un palinsesto che tenga conto della qualità. Bisogna sostenere le persone che all’interno del settore televisivo non seguono “il trend” attuale, cioè quello che punta esclusivamente sui grandi ascolti. E’ importante formare le intelligenze alle “buone emozioni” per evitare che in futuro il pubblico della Tv trash continui ad aumentare. E’ necessario coinvolgere i ragazzi con contenuti antropologici connessi alle nuove tecnologie. Per i ragazzi sono necessari strumenti morali e critici per far sì che si possa scongiurare il rischio di una sovraesposizione a prodotti mediali di scarsa qualità. Dunque la “media education” non deve puntare alla formazione “tecnologica” ma a quella umanistica. Dobbiamo consegnare ai ragazzi buoni contenuti e questo lo si può fare soltanto sensibilizzando i cattolici che lavorano nel settore dei media, esortandoli a fare di più e ad investire in prodotti di qualità”.

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Come è sotto gli occhi di tutti però, non è la Tv, oggi, la sola protagonista nelle vite dei più giovani , anzi, i nuovi media e i social network rappresentano sempre di più l’attualità con la quale fare i conti. Il dott. Domenico Infante, Segretario del Comitato di Presidenza Nazionale dell’Aiart, nella sua relazione ha infatti sottolineato che:“Venticinque milioni di utenti, di cui una buona percentuale è rappresentata dai giovani, non vedono più la Rete come semplice piazza virtuale per fare nuove amicizie, bensì come una vera e propria finestra informativa su ciò che accade nel proprio Paese e nel resto del mondo, specie nel momento in cui si verificano fatti di notevole rilevanza sociale”. Infante ha osservato come “una nuova antropologia digitale va emergendo” e “con i social network le persone e i loro rapporti sono sempre più al centro delle relazioni; Facebook è importante non per i servizi che fornisce ma per il contributo libero di tutti i partecipanti nella condivisione dei contenuti in maniera sincronica”. La novità, ha precisato Infante: “sta nel fatto che Internet era stato concepito come una rete di pagine e contenuti e non di persone; le persone potevano contattarsi e dialogare tra loro ma non con una moltitudine nel web sincronicamente. Il web ha superato la Tv come mezzo di comunicazione preferito dai giovani, questo è il segnale che i cosiddetti “nativi digitali” lanciano oggi attraverso Internet”.

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Infante Tra facebook e twitter risorse per la famiglia.pdf

Dopo le relazioni di Armando Fumagalli e Domenico Infante, nel pomeriggio dell’11 dicembre si è svolto anche un interessante laboratorio multimediale dal titolo “Tra rappresentazioni reali e virtuali” a cura del dott. Michelangelo Tarasco e della sig.ra Catia Di Cuia della società Videouno, che ha dato la possibilità ai corsisti di conoscere alcuni dei “meccanismi” alla base della comunicazione e dell’informazione televisiva.

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A conclusione della seconda giornata del Corso si è tenuta una Tavola Rotonda sul tema “Media e Minori: per una tutela più efficace”.
Grazie agli interventi del dott. Franco Mugerli, Presidente del Comitato Media e Minori, dell’On. Gianluigi Magri, Commissario dell’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni e della dott.ssa Arianna Alberici, del Co.Re.Com dell’Emilia Romagna, e del Presidente dell’Aiart Luca Borgomeo, si è discusso dei pericoli e delle conseguenze che molti programmi della Tv possono causare soprattutto sugli adolescenti. Gli interventi, moderati dal dott. Giorgio Tonelli, Caporedattore del TgR Rai dell’Emilia Romagna, hanno messo in luce il sentimento di impotenza degli utenti davanti ai “colossi della comunicazione”. Come ha infatti evidenziato Magri, la tutela dei minori si scontra sia con gli interessi economici delle emittenti che con una scarsa sensibilità culturale da parte di tutti coloro che si occupano della programmazione.
“Nonostante tutto, è possibile cambiare e tornare ad essere protagonisti e occorre una buona educazione ai media, come pure è necessario esigere che norme e Codici siano applicati” ha affermato Franco Mugerli. In questa direzione, “il Comitato Media e Minori vuole aiutare telespettatori ed emittenti a migliorare la programmazione televisiva” aprendo “un procedimento su ogni segnalazione che ci perviene relativa a programmi nocivi per i minori”. Inoltre la dott.ssa Arianna Alberici ha presentato una ricerca condotta dal Corecom dell’Emilia Romagna, sulle “buone pratiche di media education nella scuola dell’obbligo”.

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L’ultima relazione, nella giornata del 12 dicembre, è stata tenuta dal Prof. Luigi Alici, docente di Filosofia Morale all’Università di Macerata. “Nell’epoca della globalizzazione e della realtà virtuale gli orizzonti spaziali si allargano a dismisura, mentre gli orizzonti temporali si contraggono sempre più” ha spiegato Alici. “La pubblicità esorta a cogliere l’attimo, a vivere il momento, cercando di creare un uomo-consumatore che vaga nel tempo senza una storia. Cresce il progresso, cresce il regresso. Le tecnologie infatti vengono spesso messe “al servizio del nulla”. Tecnologie che creano contatti senza relazioni, emozioni senza voglie, senza desideri e attese senza speranze. I giovani devono essere consapevoli che la vita non somiglia ad un gioco digitale in cui si può sempre resettare il programma e ricominciare da zero”. La tecnologia asseconda – e in molti casi, alimenta e dirige – questo processo, offrendo risorse impensabili alle nostre condizioni di vita. In conclusione il Prof. Alici ha ricordato che: “Questo mondo liquido può evaporare da un momento all’altro, ma bisogna guardare con attenzione alle nuove frontiere che l’intelligenza umana continua ad esplorare e a spostare in avanti, al fine di far crescere la consapevolezza delle grandi sfide sociali che pesano sul futuro del pianeta”.
Molte, dunque, sono le sfide che la famiglia deve affrontare se vuol proteggersi dal “diluvio” dell’ informazione e far confluire nei media valori e messaggi positivi, ritornando di fatto a ricoprire il ruolo di principale fonte educativa per i più giovani”.