Corso di Macerata 18-19-20 Settembre 2009
Corso di Macerata 18-19-20 Settembre 2009
Gli atti e le relazioni sul tema: “L’emergenza educativa. La responsabilità dei media”.
Il resoconto e gli atti del corso di formazione nazionale di Macerata del 18-19-20 Settembre 2009. Si riportano le locandine con il programma dettagliato dei lavori nella Tregiorni.
Cartoncino invito corso Macerata con programma lavori
Venerdi 18 Settembre
L’emergenza educativa – La responsabilità dei media. E’ questo il tema impegnativo che è stato sviluppato, nella tre giorni di Macerata, da bravi relatori in presenza di un nutrito numero di persone provenienti da tutta Italia. L’amenità del luogo dove si è tenuto il corso residenziale, la Domus S.Giuliano, ha fatto da ottima cornice per i lavori dei corsisti; la bella città di Macerata ha fatto il resto. Apre i lavori il presidente nazionale dell’Aiart Luca Borgomeo il quale, in presenza di S.E. mons Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia, ha ringraziato i presenti per la loro partecipazione e il presule per la sua disponibilità. Ha parlato del lavoro complessivo svolto dall’Aiart in campo nazionale e delle prospettive future. Il presidente regionale Fernando Ilari ha salutato i presenti ringraziando la presidenza nazionale dell’Aiart dell’opportunità di tenere il corso a Macerata. La speranza di allargare la presenza dell’Aiart in regione è concreta. Prende la parola il consigliere regionale Marco Lucchetti il quale ringrazia l’Aiart per avere organizzato il corso in una regione bella e poco conosciuta, compito meritorio in un mondo, come il nostro, pervaso dall’invadenza dei media. In Italia esiste la cultura dell’emergenza e non della prevenzione che presuppone un atteggiamento più razionale verso i problemi e una maniera più razionale per affrontarli.
Interviene il vicepresidente nazionale prof. Giovanni Baggio, direttore del corso, che sviluppa la relazione “La responsabilità di educare ai media”. Per Baggio è importante il ruolo degli adulti nell’affrontare “l’emergenza educativa”. Il ruolo dei media è variegato perché nel quadro generale di negatività emergono anche aspetti costruttivi. Nel mondo delle relazioni di solito i media non ci sono. Il Papa afferma che esistono nuovi modelli di comunicazione perché sta cambiando qualcosa nel mondo e quindi deve cambiare anche il nostro ruolo formativo. Questi temi attraversano tutti noi – nota Baggio – per cui nessuno può tirarsi indietro, anche se è un tema sconfinato. I giovani consumano e realizzano comunicazione e questo fatto è il cuore stesso del cambiamento in atto. Talvolta gli adulti sono spaventati del ruolo che devono svolgere; i tanti strumenti mediali esistenti non possono essere non conosciuti dagli adulti i quali devono dialogare con i giovani che sono profondi conoscitori di questi mezzi. I giovani hanno capito queste cose per cui una presenza adulta competente sarebbe da loro molto apprezzata; peraltro, si entusiasmano quando sono in presenza di adulti validi interlocutori che sanno mediare il senso della vita anche attraverso questi nuovi mezzi. Occorre rimettere al centro della sfida educativa chi ha ruoli educativi, chi produce media, chi accompagna ai media, chi svolge un ruolo sociale con i media.
Al termine della prima giornata di corso, conclude i lavori mons. Claudio Giuliodori con la relazione “La sfida educativa nell’era della comunicazione”. In apertura mons. Giuliodori ringrazia l’Aiart per la sua scelta di Macerata e auspica che possa essere, questa iniziativa, foriera di nuovi associati. In apertura della relazione evidenzia la moltitudine di strumenti mediali oggi esistenti nel campo della comunicazione. Manifesta il suo sconcerto per l’attacco che è stato sferrato a Dino Boffo, Direttore di Avvenire, con un’azione massacrante e ciò ha generato inquietitudine e preoccupazione soprattutto per l’uso spregiudicato di un’arma micidiale come quella dei media. C’è un problema di qualità della vita, di programmi televisivi che non dovrebbero rappresentare conflitti, litigi, scandali al solo fine di fare presa sui telespettatori. Purtroppo un linguaggio sereno, pulito, prudente non fa più ascolti, non interessa più nessuno e ciò crea grossi problemi. Oggi una TV pedagogica è una bestemmia, ha senso solo una proposta di contenuti in estrema libertà. La TV inesorabilmente porta in casa un esempio, una pedagogia che viene bene imitata ed assimilata. I messaggi trasmessi a mezzo stampa o radio hanno minima incidenza rispetto a quelli televisivi ed è quindi comprensibile il potere di chi ha in mano l’economia di queste emittenti. Purtroppo sono i pubblicitari a determinare i palinsesti delle TV e la relativa qualità. Occorre ripartire da quanto detto in merito dalla Chiesa ed in particolare da quanto previsto dal Concilio Vaticano II. Il mondo della televisione è quello che rappresenta meglio il mondo incarnato nella storia. Il Papa, al numero 73 della Caritas in Veritate, afferma che le comunicazioni sociali rappresentano una dimensione costitutiva dell’essere umano. La comunicazione sociale non è un corollario del nostro vivere ma una caratteristica fondamentale che mette in gioco la nostra vita, la nostra esistenza. In questo senso i social network possono dare la possibilità alla dimensione personale comunicativa attraverso l’espressività. In questo campo la Chiesa è stata sempre attenta e vigile e non ha mai avuto paura di cimentarsi, esempio ne sia la pubblicazione sin dagli anni ‘50-’60 dei giornali diocesani e del cinema nelle parrocchie. L’avvento della televisione ha creato qualche problema non facilmente risolvibile. I giovani acquisiscono modalità particolari nella loro relazione con i media, ma il vero problema è l’interpretazione del reale rispetto al falso. Nelle fiction, reality show, ecc. emerge una relazione non positiva e vengono espressi valori negativi sotto il punto di vista affettivo; è naturale che i giovani assorbono questi valori con tutte le conseguenze. La Chiesa si sta muovendo in maniera decisa sul tema dell’emergenza educativa attraverso vari strumenti (Progetto culturale, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia) che operano a 360°. Tuttavia senza che gli adulti si mettano in discussione e prendano coscienza del mondo che cambia, non si potrà mai mettere in atto una vera sfida educativa. Mons. Giuliodori conclude evidenziando è urgente intraprendere una decisa azione di formazione alla comunicazione e rendere efficace l’azione di chi è deputato al controllo mediante un’opportuna legislazione.
Sabato 19 Settembre
Il secondo giorno, il 19 settembre, apre le relazioni la prof.ssa Maria D’Alessio, professoressa della Facoltà di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, sul tema: “La TV e la funzione educativa della famiglia”. La D’Alessio apre con una definizione sull’emergenza educativa che, evidentemente, si pone allorquando il soggetto, preposto a educare, non è più in grado di farlo. E si chiede: i genitori oggi sono in grado di farlo? Se è no allora il problema si sposta sulle istituzioni. Un problema è costituito dalla mancanza di autorevolezza dei genitori e ciò emerge chiaramente dai dati di una sua ricerca in cui si mettono a confronto genitori e bambini attraverso tre elementi: gradimento, credibilità e propensione all’acquisto. In tale confronto si cerca di capire la capacità del genitore di interpretare bene quanto fa il figlio; in realtà vi è una differenza marcata tra quanto il genitore pensa di essere più credibile e gradito rispetto a quando esprime il figlio tranne nel caso della propensione all’acquisto dove il rapporto si inverte. In tale circostanza si evidenzia un deficit di pensiero critico che penalizza il rapporto genitore-figlio. La D’Alessio si interroga sulla reale capacità della Chiesa di comprendere oggi i bambini. Purtroppo la realtà dimostra che nella comunità religiosa manca la comprensione dei bambini e ciò vale anche per i genitori. SAT 2000 fa tante cose per la famiglia ma non fa niente per i bambini. Gli adulti commettono errori di competenza sui bambini in quanto dimostrano di non saper valutare la loro capacità di fare. Per gli acquisti è sempre il bambino a decidere; l’esposizione ai programmi di pubblicità induce un forte desiderio negli stessi i quali chiedono ai genitori ed ottengono senza molte difficoltà da parte dei genitori. Indubbiamente bisognerebbe preparare di più alla comprensione dei bambini perché sono una realtà particolarissima per cui se non si ha competenza non si è efficaci. La D’Alessio prosegue l’esposizione dei risultati della ricerca mettendo in evidenza gli effetti di una pubblicità ingannevole (mandata in onda in fascia protetta) a cui sono sottoposti bambini e adolescenti i quali ricevono un messaggio che pubblicizza un prodotto che è un succedaneo della droga e viene percepito dai minori come tale. Altra questione affrontata è quella del bambino come consumatore. Dall’esame di alcune slides si evince che i bambini conoscono al 95% le marche del loro abbigliamento; le bambine più dei bambini perché i capi delle prime sono circa 24 rispetto ai 7 dei secondi per cui le femmine sono i veri bersagli della pubblicità e, peraltro, sono più competenti, articolate e scaltre. Un discorso analogo si può fare per le scarpe in cui si evidenzia che, in pratica, alcune marche hanno il monopolio di vendita sulle bambine ed altre sui bambini. Altro problema è su cosa pensano i genitori dei programmi per i bambini. I genitori sanno cosa vedono i bambini, non lo approvano e non sanno imporsi per evitarlo e ciò a prescindere dal sesso. Anche nel caso della valutazione del programma TV preferito non c’è accordo tra genitori e bambini. In tutti questi casi si determina in famiglia un conflitto continuo che porta il bambino a deprimersi, a sentirsi incompreso. La D’Alessio, infine, espone alcuni dati interessanti circa il personaggio preferito dai ragazzi attraverso le definizioni di identificazione, idealizzazione e metacognizione. Una bassa metacognizione, in pratica, denuncia una scarsa capacità di senso critico per cui quando la scelta del personaggio preferito si identifica con se stessi o i propri amici la preferenza è alta. Nel velinismo, verificandosi un basso senso critico, prevale la bassa metacognizione o più esplicitamente la bassa metacognizione premia la non competenza. Infine la D’Alessio presenta i grafici relativi alle preferenze di programmi televisivi Rai per tre fasce di età dei minori da cui si rileva un’ampia diversificazione di scelta.
Intervista audio prof.ssa D’Alessio
Interviene subito dopo il dott. Domenico Infante, Segretario nazionale dell’Aiart, che tratta il tema “Educazione e diseducazione nella Rete. I social network”. I problemi della navigazione in Rete, che sono tantissimi, oggi si possono sintetizzare in una sola modalità che è quella della partecipazione ai social network. Il relatore, per meglio trattare il tema, espone, in apertura, alcune conversazioni in chat di ragazzi ed alcune news di portali web relative a veri e propri reati per diffamazione a seguito di dichiarazioni scorrette, messe in Rete, a carico di alcune persone. Oggi, e maggiormente in futuro, sarà peggio visto che anche Papa Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in Veritate, al numero 73, testualmente cita: “Connessa con lo sviluppo tecnologico è l’accresciuta pervasività dei mezzi di comunicazione sociale”. Oggi non si può fare a meno dell’uso dei mezzi mediali, tuttavia preoccupa la miscela esplosiva che si produce quando nei giovani, ai problemi tipici di questa età si affiancano i pericoli della Rete. Infatti ragazzi soli, che vivono nell’indifferenza e a volte nell’abbandono affettivo-relazionale, trovano soddisfazione nell’esibirsi su YouTube, su Facebook o su altri social network attuando atti sconsiderati o violenti. Il vero problema sta nella generazione adulta che non è capace di avere valori condivisi e quindi cerca la felicità a buon mercato, il successo immediato; e i giovani imitano gli adulti. Manca una assunzione di responsabilità adulta seria ed anche un’alleanza tra gli adulti e le istituzioni per dare risposte concrete alle giovani generazioni. Esiste un nuovo analfabetismo che riguarda in maniera particolare gli adulti ma che interessa anche i giovani che spesso fanno un uso inappropriato di queste tecnologie. Ma gli adulti non possono gettare la spugna e devono trovare vie d’uscita. E intanto i ragazzi, sentendosi soli, si riuniscono sempre più nei social network dove sviluppano relazioni e intrattengono rapporti amicali. Per entrare a far parte di un social network occorre costruire un profilo personale, partendo da informazioni come il proprio indirizzo e-mail fino ad arrivare agli interessi e alle passioni. E’ possibile invitare amici a far parte del proprio network fino ad allargare la cerchia di contatti con gli amici degli amici. Tali ambienti virtuali creano un falso senso di intimità che può spingere gli utenti a esporre troppo la propria vita privata fino a rivelare informazioni strettamente personali che possono provocare effetti collaterali anche a distanza di anni. Di queste situazioni i ragazzi, in prevalenza, non ne parlano con i genitori e neppure con gli insegnanti. Lo scrittore Affinati ritiene che la famiglia sia stata spiazzata dalla rivoluzione tecnologica. Un tempo la casa era il luogo per eccellenza di elaborazione dei valori. Oggi, oltre al padre e alla madre, l’adolescente ha una infinità di interlocutori e spesso non riesce più a trovare una gerarchia dei valori. Il Papa parla di grande emergenza educativa in cui devono cimentarsi i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative i quali non possono tirarsi indietro. I genitori e gli insegnanti devono incentivare un loro reciproco ruolo formativo, mentre sarebbe anche molto utile fare rete con le associazioni che operano nel campo educativo, senza far mancare, peraltro, uno stretto rapporto operativo con le parrocchie.
Nel pomeriggio di Sabato 19 si è tenuta una Tavola rotonda sul tema “Media e tutela dei minori. Ruolo e responsabilità delle Istituzioni e della società civile” a cui hanno partecipato il dott. Franco Mugerli, presidente del Comitato Media e Minori, il dott. Marco Moruzzi, presidente del CO.RE.COM delle Marche, la dott.ssa Stefania Benatti, assessore regionale alla pubblica istruzione, il dott. Luca Borgomeo, nella doppia funzione di presidente del CNU e dell’Aiart ed infine il dott. Vincenzo Varagona, giornalista della RAI marchigiana, nella veste di moderatore.
Apre gli interventi Moruzzi il quale precisa subito che la Regione Marche si è data la linea di attuare, nel campo delle comunicazioni, un’azione di prevenzione insieme a quella di repressione. A tale scopo hanno sviluppato una serie di iniziative di formazione e informazione, d’intesa con le scuole, al fine di sviluppare, nei giovani studenti, una coscienza critica. Hanno distribuito fascicoli informativi sull’uso responsabile dei media, hanno realizzato corsi di formazione con la compresenza di insegnanti e genitori. Fornisce alcuni dati sull’utilizzo della TV che sono a suo avviso devastanti, complice anche la completa assenza della famiglia. Fornisce dati su usi e abusi da parte dei minori anche se non mancano aspetti positivi sotto il punto di vista della percezione dei valori. I modelli emergenti della Tv, che vengono imitati, sono quelli delle veline e delle casalinghe. Espone i dati relativi ai danni che produce la pubblicità nel proporre un mondo diverso, virtuale, certamente distante dalla vita reale. Parla di funzione omologante della TV che trova l’espressione peggiore attraverso i reality e simili. Tipico è il caso di Fabrizio Corona che ha avuto spazio in prima serata e viene ritenuto dai giovani un simbolo da imitare. In definitiva ritiene importante favorire nei giovani la formazione di una coscienza critica al fine metterli in condizione di saper discernere.
Intervento dott. Moruzzi Aiart
Mugerli apre con una suggestione il suo intervento paragonando la situazione dei media come una grande muraglia. Da questa situazione non si esce se ognuno degli interessati non fa un passo avanti, se pur piccolo; questa azione può dare la speranza di cambiare l’orizzonte. Spiega i principi generali di tutela dei minori e quelli di funzionamento del codice di autoregolamentazione, che a tutti gli effetti ha la forza di legge. Comunica i dati relativi ai casi trattati dal Comitato che comportano, alla fine, un’archiviazione, una segnalazione alle emittenti oppure l’avvio dell’istruttoria da parte dell’Autorità per le Comunicazioni. Nell’anno corrente i casi di violazione della Rai rispetto a Mediaset si sono raddoppiati; tuttavia ritiene che se i cittadini facessero sentire di più la loro voce sarebbe meglio. Un esempio è costituito dalla trasmissione “Cosi fan tutte” dove utenti, associazioni e partiti hanno fatto sentire la loro voce e il programma è stato spostato a tarda sera fuori della fascia protetta. La programmazione sta portando la moltiplicazione televisiva con tantissimi canali. Purtroppo le emittenti frappongo difficoltà: Sky non vuole saperne del codice e la RAI, che prima rappresentava un marchio di qualità, è scaduta tantissimo. Gli strumenti di tutela si stanno rafforzando anche grazie alle direttive europee in materia. Da tempo il CNU ha predisposto una proposta di modifica del codice che dovrebbe prevedere le funzioni di tutela per gli altri media. Chiude con l’auspicio che possano arrivare sul tavolo del Comitato fiumi di fax e e-mail per segnalare casi di violazione. Varagona, nel suo lavoro di moderatore, si inserisce per esprimere il suo accordo sulla necessità di creare un nuovo stile. Ricorda l’ottimo lavoro che svolge il CO.RE.COM marchigiano nelle scuole e con i genitori, mettendo in evidenza i pericoli derivanti da una navigazione sconsiderata in internet, soprattutto dai cellulari. Occorre a suo giudizio una grande alleanza tra genitori e scuola che ha ottenuto risultati interessanti nel corretto uso dei cellulari. L’assessore Benatti ritiene fondamentale la scelta educativa che ha fatto la regione Marche. A suo giudizio bisogna mettersi insieme per capire come si può affrontare l’emergenza educativa, come si può costruire un modello educativo nuovo in presenza di una società che è tanto immersa in un mondo di tecnologia mediale pervasiva. Forse bisognerebbe ragionare in una prospettiva di un nuovo modello culturale coerente con gli stimoli provenienti dal mondo occidentale che presenta forti elementi di crisi e che è basato su un mondo che ha speculato e ha portato grandi problemi. La regione Marche si sta muovendo nella consapevolezza che quello dell’educazione è un mondo complesso perché vengono coinvolti molti soggetti che spesso non possono fare altro che agire solo di buona volontà. Espone possibili strategie e alcune azioni messe in atte nelle Marche con progetti regionali, che coinvolgono genitori e famiglie su tematiche formative varie ed in particolare sul bullismo. ll presidente Borgomeo apre il suo intervento affermando che il CNU, col conforto di alcune associazioni, ha accertato, senza tema di smentita, che in Italia la tutela dei minori è bassissima e ciò a causa di regole inadeguate e disapplicate anche da RAI e Mediaset. Uno di questi casi è costituito dal codice di autoregolamentazione Media e Minori nel cui corpo i controllori e i controllati coincidono; tuttavia, occorrerebbe almeno far funzionare le poche regole esistenti. Quindi mancano le parti terze che sarebbero necessarie anche se si attuasse un criterio di autocertificazione del prodotto da parte delle emittenti; in tale evenienza, ovviamente, in caso di falsificazione delle certificazioni dovrebbe scattare la sanzione senza indugio. In questa direzione la regione Marche fa un lavoro veramente encomiabile e sarebbe anche molto apprezzabile se i CO.RE.COM potessero mettere in atto un sistema sanzionatorio sostitutivo di tutela dei minori. Borgomeo riferisce di una proposta di costituire in ogni regione un organismo decentrato del Consiglio degli Utenti affidandogli le competenze locali.
Interviene, a conclusione della giornata, il dott. Marcello Soprani, esperto in laboratorio mediale, del Comitato scientifico dell’Aiart, proponendo ai presenti la conduzione esemplificativa di una serata di teleforum familiare. I casi presentati sono tre. Il primo trattasi della presentazione della “cassetta degli attrezzi” del conduttore di teleforum attraverso l’analisi dello spot Telecom “Gandhi” con la visione e la successiva riflessione critica distribuita in vari step e con il supporto di una griglia di lettura. Il secondo caso trattasi della sigla del film Dexter di cui è stata proposta ai corsisti un’analisi della sigla in solo audio. Il terzo caso è molto complesso per la trama del film in discussione, sempre Dexter. Sono stati presentati due spezzoni del film, che tratta di un serial killer, nei quali è stato messo in evidenza l’originalità in assoluto della figura del killer visto dalla parte dei “buoni”. In Dexter si è portati ad immedesimarsi, familiarizzare e solidarizzare con il protagonista e con il suo personale punto di vista sul mondo.
Analisi dello spot telecom-gandhi
Griglia di analisi spot telecom
Domenica 20 Settembre
Il terzo giorno viene aperto dall’intervento del consulente ecclesiastico nazionale dell’Aiart mons. Dario Viganò, preside della Facoltà di Scienze delle comunicazioni alla Pontificia Università Lateranense sul tema “Panorama antropologico e geografie umane dei ciberspazi. Le sfide culturali sottese”. Apre con una domanda: l’innovazione tecnologica si colloca sul versante del determinismo tecnologico o su quello sociologico? I media vivono in un processo di rinegoziazione degli strumenti e l’Aiart si occupa di media senza compromettere l’ispirazione cristiana che caratterizza il suo cammino. In Italia esistono, quasi a macchia di leopardo, dei luoghi dove l’azione verso la consapevolezza dei media è forte. Ma ci sono state occasioni (Palermo e Loreto) in cui la Chiesa italiana ha fatto una riflessione profonda, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, riassumendo un ruolo guida della società. Si verificano sconvolgimenti politici in Italia con la modifica di gran parte dei partiti e la scomparsa della Democrazia Cristiana. Da quel momento i cattolici si trovano dispersi in ogni formazione politica, è il momento dello smarrimento. Viene a mancare il luogo di convergenza dei cattolici, si sfumano i valori irrinunciabili nell’azione politica. Il Progetto Culturale orientato in senso cristiano è lo strumento che dovrebbe impedire la diaspora culturale cattolica. Dal Giubileo del 2000 la chiesa è oggetto di particolare attenzione da parte dei media, il dibattito sul testamento biologico vede i cattolici in Parlamento in posizioni diverse, l’11 Settembre risveglia l’identità cristiana in Europa. Si mette in moto un’attività culturale trasversale, viene elaborato il documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, si prende consapevolezza del processo di scristianizzazione in atto, si spinge fortemente verso l’azione educativa, la Chiesa si mette in ascolto dell’uomo moderno. Si sono affievoliti i tradizionali canali di trasmissione della fede e si deve fare i conti con un sistema mediatico invasivo e pervasivo. Ma cosa è cambiato? Il rapporto tra persone religiose, nel dibattito sociale la fede non è presente, l’esperienza credente è forzata rispetto alle tematiche fine vita/testamento biologico e ciò pur con presenza di cattolici in tutti i partiti; nei dibattiti queste posizioni vengono definite “cattoliche” quindi ideologiche. La visione laica non è neutrale bensì ideologica. Ma tutto ciò non deve scoraggiare perché in democrazia è così. L’esperienza cristiana è sempre messa in mora nel dibattito pubblico, tant’è che il significato della croce non è univoco. C’è un grande cambiamento in atto! Il problema è che oggi non si riconosce più l’autorità ed è tanto più grave per le istituzioni; i referenti si selezionano in maniera affettiva e non istituzionale. Se la Chiesa viene intesa come erogatrice di servizi, viene meno la funzione educatrice. Oggi c’è grande mobilità, dobbiamo fare i conti con i territori virtuali, luoghi non luoghi, che sono moltissimi. “Se abbiamo in mente questi modelli siamo certamente fallimentari”; tuttavia si registra un obiettivo calo vocazionale. Oggi bisogna prendere atto che occorre una nuova fase missionaria. Occorre un cambio di mentalità e uno stile nuovo. Progettare significa proprio questo in termini di libertà e di consapevolezza; “lo stile diventa l’orizzonte della nostra azione. Nell’educazione ai media qual è il nostro stile? l’insegnamento di Gesù!”. Gesù è stato grande comunicatore ma come si può “vivere” bene da credenti i media e la comunicazione nell’epoca attuale? Il criterio è l’incarnazione di Gesù che sceglie Cafarnao, perché era vicina a Tiberiade (luogo del potere romano), perché non ha voluto negoziare col potere la sua posizione. Cafarnao era in un crocevia di direttrici e quindi luogo di incontri, di educazione, di comunicazione, di trasmissione di messaggi e di valori. A Cafarnao va ad abitare a casa della suocera di Pietro in un domicilio incerto e non importante, quindi col significato di lievito della cultura e non di potenza. Cafarnao è anche luogo di confine e quindi non si può operare senza paura di mescolanza ma anche luogo dove si creano le condizioni della fraternità e della relazione amicale. In questo quadro non tutti devono saper fare tutto. Nella fattispecie bisogna stare dentro al Direttorio Comunicazione e Missione ma bisogna non fermarsi e andare oltre. Si pone una questione antropologica sulle innovazioni comunicative nell’epoca contemporanea dove a rischio è la privacy della persona. C’è una questione epistemologica: la realtà del sintetico è luogo di verità o di inganno? Oggi si pone la necessità di indicare al “viandante” la direzione, dare delle indicazioni di senso. Non c’è più spazio per le dichiarazioni, i problemi vanno affrontati uno per uno. Il cristiano deve riferirsi a Dio e deve da lui lasciarsi guidare per mano. La vocazione sociale del Web 2.0 è importante così come è importante la relazione con tutto quello che comporta il social network. Di fronte ad una tale quantità di contenuti messi in condivisione nei social network, gli utenti della Rete si trovano nella condizione di avere bisogno di un’educazione all’analisi critica superiore a quella delle generazioni precedenti.
Conclude la tregiorni Baggio e, ricollegandosi alla relazione precedente, conferma che non si può avere sudditanza, avendo come cattolici qualche elemento vincente. Tuttavia è sbagliato creare barriere tra cattolici ritenendo sempre di stare dalla parte giusta. A suo giudizio i cattolici devono ripartire a spendere il proprio protagonismo partendo dalle cose familiari; bisogna essere concreti, trovare ragioni che mostrano l’azione. Deve crescere la consapevolezza dei media da parte dei laici e dei presbiteri. I laici non sono impediti a muoversi nel senso della consapevolezza dei media anche quando il vescovo locale la possiede. Occorre avere piena consapevolezza dei media nella propria vita non rassegnandosi a svolgere un ruolo da spettatore ma da protagonista. L’emergenza educativa non è qualcosa del tutto negativo perché costringe ad avere una consapevolezza della necessità di un’azione forte, decisa, chiara, mirata, efficace. L’emergenza educativa è qualcosa di nuovo a cui bisogna rispondere e fare un percorso comune svolgendo ognuno il proprio ruolo.