I giovani hanno bisogno di adulti maturi e credibili

C’è post@ per te? Rinunciare o resistere’ Il difficile compito dei genitori, degli educatori, degli insegnanti, degli adulti, nell’ambiente multimediale. C’è un progetto di famiglia in cui i figli entrino a pieno titolo come veri e propri protagonisti e non come semplici ospiti? Di Giovanni Baggio
Ho voluto riferirmi ad un programma di successo della TV, giocando un poco con le parole ed i simboli per sottolineare la invasività dei media che esautorano, almeno apparentemente, il mondo reale ed in particolare il mondo degli adulti. In questo ambiente multimediale c’è posto per te genitore, educatore, insegnante, adulto?Il punto che vorrei toccare è questo nervo scoperto del rapporto tra generazioni: CHE SE NE FANNO DEGLI ADULTI I NOSTRI FIGLI? I media li fanno sentire al sicuro dentro la tecnologia che consumano con avidità, a volte senza freni o addirittura in modo ossessivo e allora patologico. Gli insegnanti ed i genitori più accorti si lamentano che molti ragazzi studiano poco e con grande fatica, quasi tutti hanno problematiche di apprendimento vere o presunte… finiscono per sapere poco e sapere di poco. Che strano questo disinteresse per quello che ci ha preceduto, per le scoperte, le conquiste, gli errori ed orrori della storia, per le questioni sociali…Sembra che quanto li preceda non abbia interesse; veramente, possiamo osare, lo slogan VODAFON: il mondo attorno a te forse li ha convinti che con lo smart in mano hai risolto quanto ti compete come uomo, il mondo ti corre incontro e non serve sapere altro o confrontarsi con nessuno, specie se adulto o appartenente al passato.Cosa potrebbe significare la domanda RINUNCIARE O RESISTERE?Porto dentro di me la segreta convinzione che questa domanda, questo dubbio, attraversi il cuore e la mente di tanti genitori quando si pongono dinanzi alla loro creatura e si chiedono come sia possibile educare? C’è posto ancora per me in quanto adulto o sono esautorato, obsoleto, tradizionale e come tale da buttare? Ed in questo contesto tecnologico poi!

La tentazione della rinuncia viene nutrita nella nostra epoca da tanti contributi:
– dalla cultura nichilista e relativista che non assegna alcuna importanza a nulla e quindi nemmeno alla questione!
– dall’idea che i modelli del passato siano da abbandonare,perché, pare, la tradizione ha un valore solo in cucina o per i prodotti locali…
– dal senso di colpa di molti che, non avendo molto tempo da passare con i figli per via del lavoro o per altre questioni, ritengono che il modello genitoriale amicale complice e solidale sia di migliore efficacia
-da quel senso di inadeguatezza che può prendere i genitori di fronte alla genialità vera o presunta della propria creatura…soprattutto se tecnologicamente ‘avanzata’
– dalla paura di dire quello che pensiamo nel convincimento che la verità possa fare più male delle bugieo che, addirittura, si possa perdere l’affetto di un figlio
– dalla difficoltà di essere coerenti tra il nostro dire ed il nostro fare, unico ingrediente della autorevolezza di un genitore, come bene ci ricorda Paolo Crepet nel suo bel volumetto I figli non crescono più.

Possiamo chiederci allora se abbiamo qualche tentazione di fuga di fronte alla questione educativa?Sarebbe anche utile domandarsi cosa cercano i nostri figli in noi e, anche, cosa cerchiamo noi nei figli.

Possiamo chiederci infine se abbiamo un modello di famiglia in testa o nel cuore, cioè se c’è un progetto famiglia (fare famiglia è una espressione che chiede progetto) in cui i nostri figli entrano a pieno titolo come protagonisti e non come ospiti.

Dentro questo progetto di famiglia trova posto anche un progetto comunicativo? Se curiamo la geografia della casa, la disposizione dei video, la custodia di alcuni momenti famigliari, la gestione dei tempi, il desiderio di dialogare, raccontarsi, fermandosi nelle nostre corse giornaliere e spegnere il cellulare.

Resistere non è barricarsi e nemmeno chiudere strade.

Resistere significa stare dove siamo e per ciò che siamo. Siamo genitori. Dobbiamo esserlo in modo credibile.

Un progetto di vita famigliare significa avere una visione ed un senso da comunicare nella quotidianità della nostra vita famigliare ed essere capaci di interrogare il proprio vissuto per distillare il tratto culturale, il senso della vita che stiamo consegnando ai nostri figli.

Resistere è esibire le nostre ragioni, il senso della vita che noi abbiamo cercato e che stiamo provando a vivere.

Il primo nostro compito è di essere adulti, non grandi e arrivati, ma adulti. Per assumere il nostro compito non dobbiamo segnare delle distanze, ma comprendere cheun figlioha necessità di essere continuamente generato attraverso la consegna di quanto noi abbiamo trovato vero nella nostra vita.

Assumiamo il nostro compito, che non è quello di spianare la via, ma introdurre, accompagnare,stimolare il desiderio, far uscire le domande profonde, spiazzare sicurezze e spavalderie con orizzonti più vasti e alti. I giovani hanno bisogno di adulti credibili. La loro domanda principale davanti ad un adulto è ‘ ma c’è o ci fa’, ci crede in quello che fa e dice, è affidabile come interlocutore, mi indica una strada che lui ha percorso? Allora la questione diventa non dei giovani, ma di noi adulti: IL POSTO L’AVREMMO, DOBBIAMO OCCUPARLO STABILMENTE!