Guerra e giornalismo: Borgomeo (Aiart) a Copercom, “riflettere sulla paura e assegnare a essa una giusta dimensione”

Guerra e giornalismo: Borgomeo (Aiart) a Copercom, “con la preoccupazione si può convivere, con la paura, spesso irrazionale, no”. Dal sito dell’Agenzia di stampa SIR del 15 gennaio 2016
Farsi carico della responsabilità di dare le notizie in modo professionale e senza allarmismi “non significa sottovalutare i pericoli del terrorismo su scala mondiale”. Lo scrive Luca Borgomeo (presidente dell’associazione spettatori Aiart) in un contributo per il Copercom. Il terrorismo, osserva Borgomeo, “è intriso più che da contrasti religiosi dall’intollerabile e, purtroppo, crescente divario economico, culturale, sociale di una parte di uomini e donne che hanno tutto (anche il superfluo) e miliardi di persone che hanno poco, niente, e che spinti dalla fame e dalla miseria premono alla porta dei Paesi ricchi”. Comunque “è innegabile che fatti di tale gravità destano in noi tutti sentimenti di inquietudine, ansia, paura, alimentati, giorno dopo giorno, non solo da altre notizie di atti terroristici in ogni parte del mondo (ultimo in ordine di tempo, le stragi a Istanbul e a Giacarta), ma anche dal vivere in città ‘presidiate’ da forze dell’ordine, dislocate in migliaia di posti considerati possibili obiettivi dei terroristi”. La presenza di “poliziotti o soldati nelle stazioni delle metropolitane o nelle stazioni ferroviarie e in tanti altri luoghi dà immediatamente un senso di sicurezza”, ma allo stesso tempo “accresce una certa preoccupazione che soltanto un sereno ragionamento evita di far diventare paura. Con la preoccupazione – sottolinea Borgomeo – si può ‘convivere’, con la paura – spesso irrazionale – no”. E, al riguardo, “è bene ricordare la reazione di Papa Francesco” che, in volo verso l’Africa per l’inizio del Giubileo della misericordia, “ha detto con una battuta da vero genio della comunicazione”, a proposito dei rischi di possibili attentati, “di temere più ‘le zanzare’. Un modo – conclude Borgomeo – per far riflettere sulla paura ed assegnare ad essa una giusta dimensione”.