La relazione di Luca Borgomeo all’Assemblea Nazionale dell’Aiart

La relazione di Luca Borgomeo all’Assemblea Nazionale dell’Aiart, tenuta a Roma il 30 gennaio scorso alla scadenza del suo terzo mandato. Borgomeo, rieletto nel Comitato di presidenza nazionale nella stessa occasione, non farà mancare all’associazione – che tanto ama – la sua testimonianza di esperienza ed il suo contributo per l’ulteriore crescita dell’Aiart in un’epoca in cui la tutela dei minori anzichè aumentare si affievolisce rispetto allo strapotere delle emittenti televisive.
ASSEMBLEA NAZIONALE
30/1/2016
Grazie
Assemblea
( nessun manifesto, nessun invito-con passerella di “invitati”).

Una riunione operativa, un’occasione di confronto, un “ricaricare le batterie” per far crescere l’Aiart.

Una riflessione a tutto campo sul passato, sul presente e sulle prospettive dell’azione dell’Aiart.

Su queste ultime – da Presidente uscente- mi limiterò ad indicare alcune linee generali, ritenendo che spetti al nuovo Presidente e al nuovo Comitato di Presidenza definirle in modo compiuto.

Sin d’ora – lasciando la Presidenza dell’Aiart assicuro ogni possibile collaborazione in spirito di servizio- Lascio il timone, ma mi metto ai remi, secondo le indicazioni che verranno dalla tolda del comando.

Non potrebbe essere diversamente. Da 12 anni e 3 mesi, servendo la Chiesa ho lavorato per far crescere l’Aiart e ho lavorato – 1^ presidente della storia dei 60 anni dell’Aiart –facendo esclusivamente il Presidente dell’Aiart, senza svolgere contemporaneamente attività professionali o istituzionali.

Presidente a tempo pieno. Presidente: carica onerosa più che onorifica.

C’è la necessità di operare un forte cambiamento, ringiovanendo la presidenza, rinnovando tutti i quadri, immettendo energie nuove e giovani.

Un forte dato di “discontinuità” caratterizzata dalla volontà di valorizzare quanto fatto finora: con un ossimoro direi “discontinuità nella continuità.

La relazione ha “taglio operativo”. Ma non può prescindere da alcune riflessioni, di fondo inquadrate nel più vasto scenario di una situazione sociale, politica, culturale ed economica del nostro paese per molti versi preoccupante ed inquietante e sulla quale riverbera ombre negative l’inquietudine che scuote il mondo segnato da diseguaglianze inaccettabili, guerre, terrorismo e serie minacce al futuro dell’intera comunità mondiale.

Mi limito a considerare 3 aspetti che interessano più da vicino la nostra attività:
1) – I segnali preoccupanti di calo della partecipazione, di crisi dell’associazionismo, di crescente disimpegno del volontariato.
2) – La complessità dell’azione della Chiesa, nonostante la straordi- naria azione di Papa Francesco capace di parlare alla gente, soprattutto a quelli delle periferie geografiche esistenziali, agli ultimi a quelli che la società “rifiuta” e “scarta”. La nostra è una realtà segnata dal relativismo, dal potere del denaro e del mercato, del materialismo e dalla contestazione – più o meno larvata- ai valori religiosi e cristiani in particolare. -rapporto tra laici e gerarchia
3)- L’incessante, rapida evoluzione del sistema dei media; 12 anni fa, quando ho assunto la presidenza, incominciavano a diffondersi i telefonini. Non c’era la TV digitale, non c’era il Web, Internet e i tanti strumenti che hanno a dismisura accresciuto il potere dei media. (Acli, scuola etc.)

Questi 3 aspetti:
1) crisi dell’associazionismo e del volontariato;
2) la complessità dell’azione della Chiesa e il ruolo dei laici;
3) L’evoluzione tecnologica che ha investito il set- tore dei media fanno da sfondo ai problemi che più da vicino riguardano l’Aiart, la sua iniziativa, e che la condizionano pesantemente.

Innanzitutto la crescita dei media (crescita continua, rapidissima, radicale, generale) modifica profondamente la ragione d’essere di un’associazione. Già il nome Associazione Spettatori è obsoleto, superato: parlerei di Associazione di Utenti Media. Sul piano della formazione, della preparazione con lo studio e la ricerca, si impongono sforzi eccezionali, superiori certamente alle nostre forze (risorse, uomini, strutture). Soprattutto sul piano della tutela. E’ impossibile monitorare tutti i programmi, di tutti i media.

Una volta pochi programmi: oggi un numero indefinito, con una gamma di opportunità per gli utenti molto ampia.

Questo comporta un dato “oggettivo” riscontrato dall’Aiart. Il calo notevole delle segnalazioni delle denunce, delle richieste di intervento.

Su questo calo pesa indubbiamente la scarsa fiducia dei telespettatori sull’efficacia dell’azione del Comitato Media e Minori e del CNU: ridotti al silenzio dallo strapotere delle emittenti (Mediaset-Rai) (aderenti a Confindustria)! Dalla scarsa autonomia e terzietà dell’Agcom, dall’ignavia del Governo (ricordare le mie dimissioni), che ha avuto l’ardire di chiamare riforma quella della Rai, che è un mero rafforzamento dei poteri del Direttore generale consolidando l’assurdo sistema radiotelevisivo italiano (Legge Gasparri).

Ma le segnalazioni, le denunce calano anche perché l’offerta ampia induce i telespettatori a “scegliere” e quindi sono pochi i casi che inducono il telespettatore a protestare.

L’Aiart, quasi vox clamans in deserto, ha denunciato:
• La liquidazione di fatto del Comitato Media e Minori;
• Il consolidamento del potere Mediaset-Rai, da parte del Governo che considera “normale” una situazione oggettivamente lesiva del diritto di informazione:
• La preminente posizione Mediaset-Rai nel mercato pubblicitario televisivo, basato sull’Auditel –società controllata da Mediaset e Rai senza nessuna presenza pubblica, né tanto meno di rappresentanti di utenti e consumatori.
• L’aggiramento delle norme europee, da parte dell’Italia, in materia di tutela dei minori al punto che possiamo purtroppo affermare che la tutela dei minori utenti dei media è in Italia, del tutto irrilevante.
• Il rapporto, predisposto dall’Aiart in collaborazione con l’EAVI- Ass. europea degli utenti media- ha documentato il divario esistente tra l’Italia e gli altri Paesi e la “negativa” posizione dell’Italia vera e propria “maglia nera”.

Le difficoltà delle situazioni presenti chiamano l’Aiart a un impegno molte forte; è necessario che tutte le donne e gli uomini dell’Aiart non incrocino le braccia, ma si diano da fare, dedichino tempo e energie all’Aiart.

L’Aiart ha fatto passi avanti, tanti e rilevanti passi avanti, ma non basta.

L’Aiart è oggi la 1^ Associazione utenti, la più strutturata , la più presente nelle istituzioni e nel dibattito politico.

Nessuna associazione (genitori, consumatori, utenti media) (cattolici o laici) ha, come l’Aiart:
1 mensile, Il Telespettatore
1 rivista di studi (10^ anno! 37 fascicoli, 220 saggi) La Parabola
1 sito continuamente aggiornato, pieno di notizie e documentazioni e che registra più visite di qualunque altro sito di associazioni
1° presenza sulla stampa (nel 2015 sono state 204 le dichiarazioni stampa dell’Aiart) su tutti i principali temi che riguardano il settore dei media.

Nessuna associazione elabora studi come l’Aiart: cito Bioetica e Media, La donna nella pubblicità, Internetpatia, Il caso Italia.

Nessuna associazione ha visto per oltre 6 anni un suo esponente alla guida del C.N.U.

Tanti passi avanti, ma non basta. Le adesioni non crescono, molte delle 90 strutture provinciali, non sono molto attive e si limitano soltanto a raccogliere adesioni, senza peraltro un forte impegno. Pesa, inoltre, il fatto preoccupante che sono rari i casi in cui un quadro, un dirigente esprima un giudizio, una critica, un suggerimento, un’idea sull’azione dell’Aiart.

C’è poi un limite “strutturale”: le risorse economiche.

Nonostante il fatto che l’Aiart si tiene in piedi soltanto con il lavoro volontario, (non ha dipendenti) il condizionamento delle scarse risorse è forte, molto forte. E, anche su questo dato, quasi mai da parte di un quadro, di una struttura sono venute indicazioni o impegni significativi per il 5 per mille.

Molte associazioni vivono di contributi pubblici e “ambigui” finanziamenti.

L’Aiart ha soltanto un sostegno finanziario dalla CEI. Nessun ente o Regione, Comune, Ministero “sostiene” l’Aiart, né tanto meno – emittenti, gestori di telefonia mobile, produttori di media – come altre associazioni.

Questo ci rende autonomi liberi di esprimere giudizi, di assumere iniziative. E spesso la nostra autonomia procura fastidi a qualcuno. Ma questa è la nostra forza: l’Aiart –in sintonia con la Chiesa italiana- è autonoma dal quadro politico, dal quadro istituzionale, dai “poteri” che presiedono il settore dei media.

Concludo questa parte relativa alle “difficoltà” che incontriamo, con una considerazione.

Forse l’ampiezza e l’importanza dei temi affrontati dall’Aiart non si conciliano con un’azione meramente volontaristica: occorrono barre stabilizzatrici, occorrono più risorse.

E concludo questa breve relazione indicando –in generale- le linee principali della futura azione dell’Aiart che la nuova dirigenza andrà a definire in modo compiuto.
a) – affinare la capacità di proposta, con un maggiore impegno nello studio, nella ricerca, nell’elaborazione, intensificando il rapporto con studiosi e docenti universitari, enti di ricerca;
b) – potenziare e migliorare l’attività formativa coinvolgendo il maggior numero delle strutture provinciali;
c) – operare un forte decentramento delle attività, valorizzando e sostenendo anche finanziariamente le iniziative territoriali;
d) – favorire la crescita organizzativa puntando sui giovani e con un forte collegamento con la scuola e le parrocchie;
e) – migliorare l’attività editoriale, investendo soprattutto sul web;
f) – sviluppare il rapporto tra l’Aiart e l’Ufficio Comunicazioni Sociali (sia a livello nazionale, sia nelle diocesi);
g) – consolidare la presenza dei dirigenti Aiart nelle istituzioni (nazionali e locali) impegnate nel settore delle comunicazioni (CNU, Comitato Media e Minori, Corecom ecc.);
h) – avviare un esame di una revisione dello Statuto che va aggiornato per assicurare una maggiore partecipazione dei quadri, una migliore democrazia interna, una gestione più collegiale degli organi dirigenti:
i) – e per ultimo, (ma non certo per importanza) accrescere le risorse economiche per consentire un adeguato rilancio organizzativo.

Un programma impegnativo, ambizioso, ma non commettiamo l’errore di fissare obiettivi impossibili da raggiungere per poi giustificare carenze, lacune e inadeguatezze. Nonostante tutto –sostenuto dall’etica della convinzione e dalla consapevolezza di operare al servizio della Chiesa e per il bene comune- sono ottimista.

Dopo 12 anni 2 mesi e 25 giorni, lascio la Presidenza dell’Aiart con la fondata speranza che cresca ancora e si affermi sempre di più. La mia scelta –che confermo nonostante le numerose e autorevoli sollecitazioni a rimanere ancora Presidente è una scelta che non faccio a cuor leggero e che mi procura un comprensibile, istintivo senso di amarezza. Ma questa scelta è –credetemi- un atto di fiducia nel futuro dell’Aiart, una ennesima prova del mio saldo legame all’Aiart ai suoi quadri, agli iscritti. Ed è una prova della mia forte convinzione che operando nell’Aiart ho servito –pur con tanti limiti e tante inadeguatezze- la Chiesa, sentendomi partecipe della sua missione di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

LUCA BORGOMEO