Di che fate maraviglia? In viaggio con Vinicio Capossela al Festival Biblico 2017

(di Matteo Zorzanello) Vinicio Capossela: un cantautore poliedrico, con una storia personale che muove i primi passi nel contesto “cantautorale” per approdare poi alla ricerca sui testi della tradizione e alla musica popolare di oggi: di certo non possiamo parlare di un autore di moda ma piuttosto di un pellegrino sulle strade della storia e della musica.

Ma perché Vinicio Capossela al Festival Biblico? Quale il legame tra la Scrittura per eccellenza e un autore di canzoni e libri?

Occorre ricordare che, soprattutto negli ultimi dischi, in maniera particolare Ovunque Proteggi (2006), Marinai, Profeti e Balene (2011) e Canzoni della Cupa (2016), Vinicio Capossela ha trattato il tema del sacro. Il sacro che traspare dal libro della Bibbia, con riferimento particolare al libro dei Salmi, il libro di Giobbe e il Qohelet. Ma anche il sacro riscontrabile nel libro Moby Dick di Melville, la saga della ricerca dell’uomo di catturare ciò che spaventa e attira e che costringe continuamente ad uscire fuori, ad andare verso un orizzonte che si sposta sempre un pò più in là. Oppure riscontrabile nei canti e credenze popolari, fatte di richiami alla vita e alla sessualità ma anche al mistero che si vela nelle tenebre, nelle paure che popolano i sogni degli uomini in ogni tempo e in ogni età.

Mercoledì 24 maggio scorso, presso la prestigiosa sede del teatro Olimpico di Vicenza, si è tenuta la serata intitolata Di che fate maraviglia? Apparizioni e disparizioni del sacro “on la strada”: Vinicio Capossela in viaggio con testi e canzoni che sottolineano la presenza del sacro nel quotidiano. La sede è stata, come anticipato, nientemeno che il teatro Olimpico di Vicenza, celebre opera di Andrea Palladio. Un piccolo teatro arricchito da uno sfondo raffigurante la città di Tebe, allestita in materiali poveri per la rappresentazione di Edipo re di Sofocle. Un allestimento riuscito talmente bene che rimarrà come sfondo stabile di questo teatro consegnato alla città di Vicenza nel 1583.

Vinicio inizia la serata con una citazione del film di Monicelli Brancaleone alle crociate: la processione con un improbabile serie di invocazioni che porta al mare, luogo in cui lodare Dio ma anche dove poter tentare di rubare qualcosa per sopravvivere. E la serata è stato un tentativo di mettere assieme tutto questo: l’invocazione al Dio biblico per garantire la sconfitta dell’avversario, la paura del mare e la ricerca del “capro espiatorio” come Billy Bud, il poveruomo crocifisso in punta di pennone, la presenza di Lucifero, l’angelo della luce e della caduta, l’affidamento al Dio presentato da Qohelet nell’ultima canzone del concerto Ovunque Proteggi. Il tutto accompagnato da lettura dei testi biblici tradotti da Ceronetti o direttamente dalle fonti che hanno ispirato la scrittura delle canzoni scelte. Una band di tutto rispetto ad accompagnare le canzoni: i fedelissimi Asso Stefana alle chitarre e Vincenzo Vasi alle percussioni, campionatori e theremin. E poi strumenti antichi come tamburi e tamburelli, viola da gamba, viella e altri strumenti medioevali. Un insieme perciò di moderna tecnologia e strumenti medievali, lirica e la graffiante voce di Vinicio. Un mix interessante e tutt’altro che banale quello proposto da Vinicio Capossela, un’immagine di quel difficile rapporto tra Dio e l’umanità, tra il desiderio del sacro e la voglia di sbarazzarsene, ma sempre con una certezza: che solo guardando al mondo con uno sguardo aperto all’ “oltre” è possibile dare un senso alla vita e all’arte, al cammino che rappresenta la vita di ogni uomo e ogni donna su questa nostra terra.

E Vinicio termina la serata ringraziando il Festival, ringraziando Andrea Palladio per la meraviglia della bellezza e sopratutto dicendo grazie a “Dio che ha creato l’uomo o all’uomo che ha creato Dio”. Senza perciò risolvere la tensione che ha guidato tutto il percorso.

Ma in fondo: la musica deve dare risposte? O forse non è proprio suo il compito di aprire strade, porre domande, chiedere uno sguardo nuovo con cui comprendere il mondo?

E Vinicio continua così a invitarci a non smettere di camminare sulle vie del senso e del sacro della nostra vita quotidiana.