Francesco Curcio: tutti i traffici illeciti passano sui social network

Francesco Curcio, sostituto procuratore della Dnaa, è tra i curatori del capitolo dedicato al profilo della criminalità transnazionale. Gli abbiamo fatto alcune domande. Di Roberto Galullo dal sito de Il Sole24ORE del 17 marzo 2016

Con riferimento alla necessità di un intervento normativo che sani il nodo rogatorie, scrivete espressamente di questione di dignità nazionale: perché?
La maggior parte delle comunicazioni all’interno di una società moderna avvengono su reti telematiche e attraverso sistemi informatici. La gestione dei flussi di comunicazioni relativi a sistemi telematici ed informatici – non diversamente da come un tempo erano la gestione del servizio postale o telefonico – assume, oggi, di fatto, il rilievo della gestione di un servizio pubblico. E’ giusto – ed è corrispondente all’evoluzione delle società e delle economie liberali – che tale servizio venga gestito da privati, italiani o esteri non importa, in concorrenza fra loro ed ognuno alla legittima ricerca di un utile di un guadagno.

E se è vero che il discorso riguarda l’intera Unione Europea, esiste, tuttavia, in questa materia, una questione che attiene al rispetto che noi stessi dobbiamo alla dignità del nostro Paese. Che non dovrebbe farci arretrare neanche di fronte a grandi interessi economici. Riteniamo che uno Stato democratico (come è il nostro) non dovrebbe neanche ipotizzare la possibilità giuridica che un servizio così delicato ed essenziale – che riguarda, ad un tempo, la riservatezza di tutti i cittadini e la possibilità, per lo Stato stesso, di assicurare alla giustizia i responsabili di delitti che minano la sicurezza nazionale e dei cittadini – possa essere gestito da soggetti (italiani o esteri, non importa) che, non avendo sedi in Italia, non possono essere richiesti, direttamente, dal nostro Stato di fornire un indispensabile ed essenziale servizio, quale ad esempio dare corso ad una intercettazione, o fornire un tabulato, che, invece, è dovuto da qualsiasi operatore che ha sede in Italia.

Si tratterebbe, ed in effetti si tratta, di una rinuncia ad esercitare le normali prerogative che attengono all’esercizio della sovranità nazionale. Che è esattamente ciò che avviene quando i magistrati italiani vogliono svolgere un accertamento che riguarda le comunicazioni gestite dai soggetti che non hanno sede Italia, ma operano in Italia: non possono farlo direttamente, ma devono rivolgersi ad uno Stato estero (quello in cui, il gestore in questione, ha sede legale) che, come è giusto che sia, provvede a dare corso agli accertamenti richiesti, solo a condizione che la richiesta italiana sia in linea con la propria normativa (e non con la nostra).

Blackberry ha dato la propria disponibilità: è stato facile interloquire con il network nordamericano?
La presenza (molto rara) in Italia di sedi di grandi gestori esteri di reti telematiche non è dovuta ad alcun intervento delle nostre autorità. Le hanno aperte in quanto, evidentemente, le hanno ritenute economicamente in linea con il loro piano industriale o commerciale. Il che vuol dire, peraltro, che non è affatto vero che sia necessariamente anti-economico per i gestori esteri di comunicazioni informatiche e telematiche, costituire società in Italia che gestiscono il traffico nel nostro Paese, e, quindi, aprire sedi legali nel nostro Paese

Avete provato a contattare Apple e Google – tra gli altri – per cercare una via rapida e di collaborazione che superi le attuali difficoltà normative ?
Deve premettersi che l’autorità giudiziaria (e quindi neanche il nostro Ufficio) ha alcuna competenza in materia. Si tratta di una questione di natura squisitamente politica che dovrebbe risolvere l’autorità politica, se lo ritiene. Non ci risulta alcun intervento delle autorità preposte in questa direzione ma, del resto, non si può neanche pensare che il problema possa essere risolto con contatti più o meno formali di rappresentanti del nostro Stato con i grandi (e i meno grandi) gestori di reti telematiche. Sarebbe necessario che l’Italia e l’intera Unione Europea stabilissero una regola semplice ma essenziale, vale a dire che non si possono gestire le comunicazioni telematiche ed informatiche in un Paese se, in quel Paese, la società che intende gestirle non ha aperto una sede legale.

Quali tipi di traffici internazionali viaggiano attraverso i dialoghi per social network?
Tutti i traffici illeciti passano sulle reti telematiche. Terroristi, trafficanti di stupefacenti, di esseri umani, di armi, mafiosi, camorristi, usano, non diversamente da noi, i social network, whatsapp, skype e così via.

La ‘ndrangheta – oltre a Cosa nostra come testimonia il caso di Matteo Messina Denaro – quanto ricorre ai nuovi strumenti telematici?
La ‘ndrangheta non è diversa dalle altre organizzazioni criminali, non è diversa dal resto della società in cui agisce. Utilizza a piene mani tutti i sistemi di comunicazione. Compresi quelli che viaggiano in Rete.
R.Gal.