Guardie e ladri

In un’arena iper affollata, tra ladri ‘intoccabili’ e guardie ‘disarmate’, Giovanni Baggio denuncia la mancanza di ‘armi idonee’ per fronteggiate un sistema di comunicazione che oscura i diritti dei minori. La corresponsabilità sociale come principio da inseguire con la partecipazione dell’industria culturale.

Può sembrare improprio ma spesso mi sorprendo a pensare che nel mondo della comunicazione vissuta sui diversi dispositivi, sia attivo da tempo un antico gioco: guardia e ladri, dove i produttori di contenuti spesso si trovano dalla parte dei ‘ladri’ e le istituzioni, le associazioni, le famiglie, la scuola sono richiamati costantemente a fare la parte delle ‘guardie’. Ovviamente la quantità di con-tenuti che circola sul web, sui social, sulle TV tradizionali e sulle piattaforme on demand è talmente gigantesca che il gioco fa perdere sempre e inesorabilmente le ‘guardie’, impegnate a rincorrere quei contenuti ritenuti non adeguati soprattutto in riferimento ai minori.

A chi possa servire un gioco che ha già decretato fin dall’inizio chi sia il perdente (ovviamente le ‘guardie’), è facile da intuire, ma altrettanto scandaloso è il fatto che si intenda proseguire su questa strada che ha mostrato tutta la sua inutilità. Fatica improba per genitori, insegnanti, associazioni ed Istituzioni preposte alla tutela dei minori quella di inseguire (quasi sempre in ritardo, quando ormai il fatto ormai compiuto) i produttori di contenuti inadeguati messi a disposizione dei minori. E almeno le ‘guardie’ fossero armate. Macché, a mani nude e a loro rischio devono provare a individuare, inseguire, prendere, trattenere e…convincere il furbastro a ‘non farlo più’. Qualche esempio: il comitato Media e Minori, deputato istituzionalmente alla tutela dei minori da contenuti inadeguati, che dopo un silenzio di anni, finalmente ha ripreso i suoi lavori, ma sulla base di un codice del 2002, ormai obsoleto e con procedure così farraginose da risultare inefficienti a prima vista.; il Contratto di Servizio della Rai con i suoi utenti-finanziatori (noi, per intenderci), impegnerebbe la cosiddetta TV pubblica ad ottemperare a precisi obblighi di tutela dei minori, ma proprio nel programma di massimo ascolto del suo palinsesto (Sanremo 2022) tutto è consentito senza alcun ritegno. Segnalazioni e proteste non hanno scalfito la sicumera di chi si sente intoccabile.

Cosa vorremmo noi di AIART. Innanzitutto che il gioco, se deve esserci fosse ad armi pari e vista l’impossibilità di ‘censurare ‘ i ladri per via della solita evocata libertà di espressione, con ‘guardie’ competenti, fornite di strumenti di facile applicazione e di immediato riscontro, aggiornati alla situazione attuale e pene commisurate davvero al danno compiuto. MA se il gioco non piacesse più allora AIART da anni sostiene che in una civiltà dovrebbe vigere il principio della corresponsabilità sociale ed ognuno dovrebbe potersi assumere la responsabilità di quanto dice, canta, scrive, filma mette in rete e condivide e di qui la proposta di chiedere alla industria culturale di CERTIFICARE per quale pubblico un dato contenuto sia stato pensato e realizzato.

Potremmo allora smetterla di giocare a ‘guardia e ladri’ a tutto vantaggio dei minori da tutelare.

Fonte: Il Telespettatore numero Gennaio-Marzo 2022