La rivoluzione Rai di Campo Dall’Orto: “Basta cronaca nera a Domenica in”

Il dg: “Così racconteremo l’Italia. Sul canone polemiche assurde”. Traccia il profilo del servizio pubblico che sta realizzando. Di Annalisa Cuzzocrea dal sito de la Repubblica del 06 marzo 2016.
ROMA – Direttori scelti in base alla competenza televisiva e all’aderenza al progetto. Tre reti che facciano un grande racconto dell’Italia, mentre Rai 4 – «l’incursore» sarà quella che guarderà fuori, inseguendo un pubblico giovane che la Rai ha perso da tempo. Antonio Campo Dall’Orto – CDO per chi nei corridoi di viale Mazzini guarda il direttore generale ancora come un alieno – traccia il profilo del servizio pubblico che sta realizzando. Parla di «un impegno ancora maggiore da parte di tutti, perché questo è l’anno del rinnovo della concessione». E sferza sul canone: «È stato abbassato da 113 a 100 euro. In un Paese che lotta da anni contro l’evasione le polemiche di oggi sono incomprensibili. La casa degli italiani 8 euro al mese li vale tutti».

Lei è in carica da agosto, ma ha cominciato a delineare la sua Rai nelle ultime settimane con la scelta dei nuovi direttori di rete. Ci ha messo troppo?
«Abbiamo introdotto subito delle grandi novità: la direzione creativa, quella digitale, l’avvento di una figura che non c’era mai stata come quella del direttore editoriale affidata a Carlo Verdelli. Ad agosto dissi che volevo capire il progetto per poi scegliere le persone cui affidarlo ed è quel che ho fatto, cambiando a fondo la struttura per iniziare a trasformare la Rai in una Media Company ».

Cos’è servizio pubblico nella Rai di oggi e cosa non lo è?
«Da domenica prossima non ci sarà più la cronaca nera dentro Domenica in. È una scelta che ho concordato con Andrea Fabiano e che pagheremo in termini di ascolti, ma è questo che intendo quando dico servizio pubblico. Che è anche produrre fiction come Il sindaco pescatore, che ha fatto 7 milioni di audience. O Io non mi arrendo, ambientata nella Terra dei fuochi. Servizio pubblico è coprodurre Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi sui migranti e Lampedusa Orso d’oro a Berlino. Stiamo comprando i diritti della pay tv in modo da poterlo trasmettere in autunno su Rai3 in una serata a tema».

A cos’altro rinuncerà?
«Non rivedrete più su Rai1 programmi di “emotainment”, come lo chiamiamo in gergo. Non ci saranno Il dono, Così vicini così lontani o, su un altro fronte, Ti lascio una canzone».

A che punto è il lavoro sul digitale?
«Abbiamo ereditato 250 siti diversi, non è facile, ma è una macchina potentissima che deve solo essere messa a regime. E all’uso della rete penso in tanti sensi: ad esempio un programma comeThe Voice, che è partito bene, ha la necessità di trasformarsi in un evento costante. Deve avere l’ambizione di esondare rispetto alla tv. In questo mi ha rinfrancato Sanremo: 2 milioni e 700mila tweet. Carlo Conti l’ha fatto benissimo e lo ha fatto crescere soprattutto tra i giovani».

Archiviato il progetto delle due newsroom, quando arriveranno i nuovi tg?
«Abbiamo dovuto affrontare subito due urgenze, Rainews e Raisport. Il metodo è quello che ho usato per le reti: lavoriamo al prodotto e tra qualche mese sceglieremo le persone che meglio lo rappresentano».

Il tetto di 240mila euro per i dirigenti è di fatto saltato?
«Operiamo in un mercato estremamente competitivo, dove le competenze sono il vero fattore di successo. Nonostante questo abbiamo deciso di ridurre i compensi delle posizioni apicali per cui le persone che sono entrate recentemente guadagnano tutte meno dei loro predecessori. E laddove possibile, cosa mai accaduta prima, abbiamo introdotto i contratti a tempo determinato per tre anni».

Quando parte lo stop della pubblicità su RaiYoYo?
«Dal primo maggio. Per i bambini voglio creare una grande e ambiziosa direzione in modo che ci sia più equilibrio tra la parte commerciale e quella educativa ».

Il talk show è un genere usurato, lo ha detto lei stesso. Va riformato o archiviato?
«Pensavo che l’unico modo per dargli un senso fosse un’interlocuzione tra le persone pulita, che smettesse di essere troppo rissosa, e devo dire che i talk della Rai oggi sono molto più comprensibili. Il servizio pubblico deve lavorare su tutti i generi. Fazio ha rinnovato il suo sabato con una chiave leggera, divertente. Dobbiamo trovare formule nuove anche per gli altri».

Tra due mesi gli Europei, 27 partite in esclusiva. Poi le Olimpiadi. La Rai è pronta?
«Sullo sport non si può, si deve recuperare. Un mio vecchio professore americano diceva: le cose si fanno nel tempo che si ha. Non sarà facile portare a RaiSport quella dimensione di racconto che abbiamo in mente e dobbiamo imparare a usare meglio le immagini che abbiamo. Sono già in preparazione 4 puntate di Sfide sugli europei e 8 sulle Olimpiadi. Dal punto di vista tecnico, entro un anno Rai1 Rai2 e Rai3 trasmetteranno in Hd, Rai4 già lo fa. È una fatica, ma posso dire che cominciamo a vedere risultati concreti. Abbiamo un bellissimo mandato che è quello di rendere la Rai più forte e più indipendente. Alla fine i cambiamenti si vedranno e il Paese li saprà cogliere».