I reati in Rete, pillole di prevenzione

L’intervista rilasciata a  “IL TELESPETTATORE” da Maurizio Martini direttore tecnico capo della Polizia di Stato; responsabile del III settore compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni – Roma.

Ci può fornire un commento costituito da ‘dati concreti’ sulle seguenti aree d’intervento: pedopornografia, hacking, giochi e scommesse online, cyberbullismo.

Riferiti all’ultimo anno concluso e quindi al 2017 questo ufficio per quanto attiene al contrasto della pedopornografia online ha trattato 214 casi che hanno portato all’arresto di tre persone e alla denuncia in stato di libertà di 40 soggetti per la detenzione di materiale pedopornografico. Nel corso delle attività sono stati inoltre visionati oltre 21.000 spazi virtuali e svolte attività di sotto copertura in 578 casi. In materia di contrasto ai reati informatici contro la persona (molestie, minacce, trattamento illecito di dati personali, accesso abusivo su profili social network, stalking) sono stati trattati circa 1150 casi; monitorati oltre 6.600 spazi virtuali e riscontrati circa 240 casi con contenuti illeciti; infine, l’attività investigativa in questo settore ha portato alla denuncia di 65 persone.

Quali gli obiettivi, i progetti educativo – formativi e le collaborazioni per garantire un uso consapevole e sicuro della rete?

Nell’ambito dell’attività di prevenzione di questo ufficio –perché non si fa soltanto attività di repressione – la Polizia Postale e delle Comunicazioni è costantemente impegnata nella promozione di progetti e campagne di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi che sono connessi all’utilizzo della Rete. Possiamo affermare che il Web è sicuramente una straordinaria opportunità di comunicazione e informazione; però come abbiamo potuto constatare, non è immune da potenziali pericoli ed è necessario che i giovani ne acquisiscano piena consapevolezza. A tal proposito, da diversi anni, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; con il patrocinio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza siamo impegnati in una campagna educativa itinerante sui temi dei social network e del cyberbullismo denominata una ‘Vita da social’: un tour itinerante, sul territorio nazionale ed europeo, allestito con aula didattica – multimediale che in ogni edizione continua a suscitare grande consenso. Nello specifico, abbiamo incontrato e lo faremo anche in futuro – sia nelle piazze sia nelle scuole – studenti, genitori e insegnanti a cui trasmettere informazioni per un sicuro utilizzo del web; soffermando l’attenzione anche sulle segnaletiche che possono essere il sintomo di un disagio del giovane collegato ad un fenomeno di cyberbullismo. E in occasione di questi incontri spieghiamo ai ragazzi che un utilizzo non corretto della Rete può portare a commettere reati anche gravi come:
Sostituzione di persona (art.494 del codice penale): Esempio: “La ragazza che crea un falso profilo a nome dell’amica rubando le foto che la medesima ha sul web e poi pubblica insulti contro i professori e/o manda messaggi minacciosi agli amici, mettendola sostanzialmente in cattiva luce”;
Diffamazione (art. 595 del codice penale): Esempio: “Il ragazzo che pubblica sulla propria bacheca notizie false nei confronti di un compagno che è ignaro di tutto mettendolo in cattiva luce”.
Accesso abusivo al sistema (615 ter): è il caso dell’ex amica che entra nel profilo di una ex compagna avendo captato la password e cambia i dati di accesso per fare un dispetto;
Sottrazione di corrispondenza (art. 616 del codice penale): è il caso dell’amica che entra nell’account di una email e cancella la corrispondenza;
Illecita interferenza nella vita privata: (615 bis del codice penale): è il caso dell’amico che gira un video mentre il compagno è in bagno a scuola e lo manda su whatsapp oppure lo pubblica sui social. Aumentando di gravità gli atti persecutori, si può fare l’esempio del caso (612bis) ovvero: “Il ragazzo, lasciato dalla compagna, pubblica insulti sui social, la minaccia, la perseguita telefonicamente e quindi tutte quelle azioni che possono creare disagio e paura nella vittima, costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita”;
Diffusione di materiale pedopornografico: è il caso del video della ragazzina minorenne che l’ex compagno pubblica magari mentre erano in intimità inviandolo agli amici (continuo caso di cronaca). In termini di dati, attraverso il nostro lavoro di sensibilizzazione e informazione, sono stati incontrati 15.730 studenti e 2.638 tra docenti e genitori; trattando e ripetendo argomenti come il phishing, l’hacking e l’adescamento online, le truffe, i furti d’identità e il cyberbullismo. Per quanto riguarda, infine, l’esito nei giovani abbiamo riscontrato entusiasmo, partecipazione, curiosità ma al contempo nessuna conoscenza di determinati dettagli e informazioni di reati: anche il bullo ad esempio è inconsapevole della gravità delle sue azioni.

continua a pag. 12 de “IL TELESPETTATORE” 7/9 luglio/settembre 2018