Squid Game. Aiart e Orientaserie.it con il Garante per l’Infanzia: “Serie tv inadatta ai minori, serve alleanza per tutelare i nostri figli”

“La serie coreana Squid Game, sulla piattaforma tv Netflix, ha alzato il velo su un fenomeno che ormai ha assunto il rilievo di un’emergenza, purtroppo non vista: il consumo da parte dei minori di prodotti assolutamente inadatti alla loro età”. E’ quanto afferma Aiart, l’associazione cittadini mediali, in riferimento  alle parole con le quali il Garante per l’infanzia evidenzia la gravità della situazione e richiama la responsabilità educativa di tutta la società, chiedendo un impegno maggiore di controllo e di accompagnamento dei propri figli”.

“Tale emergenza afferma il presidente nazionale dell’AIART, Giovanni Baggio,  è resa ancora più evidente dalla ampia visione di un prodotto televisivo violento e angoscioso come Squid Game da parte di adolescenti e bambini, con fenomeni di preoccupante emulazione”

“Il consumo di Squid Game – continua Baggio – avviene sia attraverso i servizi di tv in streaming sia sui social media che ormai bambini e preadolescenti frequentano anche se non avrebbero l’età per farlo, come effetto della dilagante diffusione degli smartphone a un’età troppo precoce”.

Aiart, con il sito www.orientaserie.it (progetto nato in collaborazione con il Master MISP dell’Università Cattolica di Milano e con Corecom Lombardia), offre un servizio di supporto alle famiglie e agli educatori nella difficile scelta di una serie tv adatta a seconda delle diverse fasce d’età, ribadisce l’importanza di un recupero del ruolo educativo dei genitori anche in questo campo. Ma rilancia la necessità di un’alleanza più ampia per la tutela dei minori nello spazio digitale.

“E’ vero che esistono i sistemi di parental control che consentono di filtrare i contenuti nei servizi di streaming ma è altrettanto vero che tali servizi sono ben poco pubblicizzati da piattaforme ed emittenti e il loro uso efficace è tutt’altro che agevole. La conseguenza – precisa l’associazione – è che la quota di genitori che li utilizzano è molto bassa. Sarebbe importante quindi che anche gli operatori – chi produce e diffonde i contenuti – si assumessero le proprie responsabilità fornendo un vero aiuto alle famiglie nel far conoscere il funzionamento di tali sistemi”.

“Un ulteriore passo in direzione di questa vera e propria alleanza – conclude l’AIART – dovrebbe essere l’impegno per rendere i contenuti che sono vietati ai minori dalle stesse piattaforme di difficile accesso e fruibili soltanto da chi ha l’età e può dimostrarlo, proprio come avviene in altri campi, ad esempio quello della vendita degli alcolici”.

 “Una mission che dovrebbe coinvolgere anche le aziende che operano nei social media e che  andrebbe assunta proprio nell’ottica di un patto con le famiglie”:  è questo un punto sul quale Aiart è attiva da tempo, e che ha trovato nel progetto Orientaserie.it condiviso con Università Cattolica e Corecom Lombardia un’espressione innovativa e apprezzata dalle figure educative.