22 ottobre 2025: Giornata Europea sulla Cittadinanza Digitale. Riscoprire il nostro essere “Cittadini mediali”.

Giacomo Buoncompagni vice presidente Aiart Marche, professore di sociologia dei media UniMC
Nel 2025 parlare di cittadinanza mediale significa affrontare una delle sfide più urgenti per le democrazie contemporanee.
L’informazione, sempre più mediata da piattaforme digitali e sistemi di intelligenza artificiale, condiziona la formazione dell’opinione pubblica e la partecipazione dei cittadini alla vita collettiva. Secondo i dati più recenti di AgCom e Istat, oltre il 40% dei giovani tra i 14 e i 24 anni si informa quasi esclusivamente sui social, mentre solo uno su quattro è in grado di riconoscere una fonte attendibile. Recenti ricerche internazionali ci mostrano come ancora oggi la maggior parte ragazzi, e buona parte degli adulti (anche se con forme di consumo mediale variegati, in tempi e spazi comunicativi differenti) continuino a interpretare la cittadinanza digitale in modo superficiale: semplice responsabilità individuale, ignorando le dimensioni collettive e partecipative della vita online.
Molti studenti percepiscono la rete ancora come uno spazio di intrattenimento, privato e personale più che come un ambiente collettivo regolato da norme e relazioni.
Pochi riflettono su temi come la privacy dei dati, l’impatto sociale delle proprie azioni online o la necessità di contribuire attivamente a comunità digitali responsabili.
Come Aiart da tempo sottolinea, educare alla cittadinanza digitale non significa solo insegnare a “usare bene” la tecnologia, ma a comprenderne le logiche, le implicazioni e le forme di potere dentro e fuori dall’ambiente online.
Non basta cioè saper accendere un tablet o riconoscere una fake news, serve sviluppare la consapevolezza di come le piattaforme organizzano l’esperienza, come gli algoritmi selezionano ciò che vediamo e come le nostre scelte contribuiscono a costruire, o a frammentare e polarizzare il discorso pubblico.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale e dei sistemi automatizzati rende questa sfida ancora più urgente. Se i bambini non imparano oggi a decodificare le logiche dei media digitali, rischiano di diventare cittadini passivi in un ambiente sempre più dominato da piattaforme opache e interessi economici.
Le piattaforme digitali non sono strumenti neutri, ma nuovi mediatori del reale, che selezionano e amplificano informazioni sulla base di logiche opache. L’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, capace di produrre testi e immagini credibili in pochi secondi, rende ancora più urgente interrogarsi sulla qualità e l’origine delle notizie che consumiamo ogni giorno.
In questo contesto, la cittadinanza mediale deve diventare una competenza critica diffusa. Significa imparare a verificare, dubitare, interpretare.
Le scuole e le università, insieme ai giornalisti, hanno un ruolo decisivo nel costruire questa consapevolezza. Alcune esperienze formative locali, come quelle proposte da Aiart e i numerosi progetti europei stanno introducendo percorsi di educazione ai media e all’informazione, ma manca ancora una strategia nazionale stabile e strutturata dal punto di vista educativo e infrastrutturale.
Serve cultura e tecnologia digitale. Conoscenza e strumenti comunicativi. Non possiamo fermare l’attenzione sul tema cellulare a scuola “sì o no”, sono ancora piuttosto ampie le lacune formative sul tema e poco equilibrata la presenza infrastrutturale delle tecnologiche digitali nelle nostre case e nelle nostre scuole (ricordiamo l’esperienza pandemica?).
La Giornata europea della cittadinanza mediale invita a riflettere su questi temi, in un momento in cui la disinformazione, la polarizzazione e la dipendenza algoritmica minacciano la qualità del dibattito pubblico.
Riscoprire la cittadinanza mediale significa difendere lo spazio dell’informazione come bene comune, non solo un diritto di accesso, ma una responsabilità condivisa.
Ogni clic, ogni condivisione, ogni scelta informativa contribuisce a definire il modo in cui vediamo e comprendiamo un mondo in costante trasformazione.











