Sanremo 2020. Consegnata all’Aiart la petizione sottoscritta da presidi, professori, genitori.

Il mondo della scuola consegna all’Aiart la petizione con cui presidi, professori, genitori chiedono l’esclusione del rapper romano Junior Cally dalla 70 esima edizione del Festival di Sanremo. La petizione è accompagnata da oltre 2000 firme,  mentre altre ancora se ne stanno aggiungendo e se ne aggiungeranno prossimamente.

L’Aiart aderisce alla petizione  e si attiva per una segnalazione al presidente della Rai e agli organi competenti  ai quali  spetta il dovere indiscutibile di tutela degli spettatori – utenti dei media.

La petizione, a firma di Angela Rosauro, dirigente scolastico dell’IC Donizetti di Pollena Trocchia, si ricollega alle tante segnalazioni che quotidianamente vengono inviate all’Aiart; tutte, con univoco messaggio: ” La Rai, in quanto servizio pubblico non deve consentire  che questo tipo di messaggi possano raggiungere il Festival della canzona italiana, pena un’accusa infamante di complicità e favoreggiamento della violenza sulle donne”.

“Non si tratta di intaccare le libertà fondamentali – si legge nella petizione – o di invocare il ritorno alla censura ma basta spulciare tra i video di Cally per comprendere quanto il messaggio, a cui rimandano quei versi, inneggi allo stupro e all’omicidio, reati precisi previsti dall’art. 414 del nostro codice penale”: questa è la testimonianza di presidi, professori, genitori,  da cui prende le mosse l’iniziativa.

Giovanni Baggio, presidente nazionale Aiart, lancia un messaggio al presidente Rai affinché “il servizio pubblico legga  nelle nervature del web e ascolti il grido di allarme di un mondo che presidia cultura e civiltà, sempre più solo”.

“Il servizio pubblico, continua Baggio, ha una responsabilità istituzionale di tutela e non può invocare un teorico e generico esercizio di libertà e/o rispetto di un regolamento che  non può essere scisso dalla  cornice  degli obblighi e dei divieti previsti dal contratto di servizio.

 “Lasciamo i nostri figli lontani dalla legge di un sistema economico ‘perverso’- conclude Baggio –  perché da come lo faremo e dalla coscienza che saremo in grado di attivare dipenderà molto del nostro stesso Paese”.