Straordinariamente normali. Una lettura sociologica dei “nuovi eroi”.

Giacomo Buoncompagni, Università di Firenze – Aiart Marche

Mario Draghi è stato fotografato da solo in aeroporto. Sta mangiando un panino e sorseggiando acqua fresca. “L’ eroe che non ci siamo mai meritati”, commenta qualcuno su Twitter.  Durante una passeggiata con suo figlio, un papà viene colto improvvisamente da un malore. Il bambino senza perdersi d’animo torna indietro e chiama immediatamente i soccorsi.  “Lui è l’esempio dell’Italia di oggi. Se da adulto si candida a Presidente del Consiglio, diventerà il mio nuovo eroe nazionale” si legge via Facebook.

Una coppia di carabinieri in servizio in un piccolo paesino del sud Italia porta del cibo ad una anziana signora che, bloccata a letto per gravi problemi di salute, non riesce a fare spesa e a gestirsi autonomamente. “Gli eroi che salvano le nostre famiglie”, scrivono i giornali locali.

Nella prima fase pandemica gli infermieri di qualsiasi parte del mondo sono stati definiti dai media gli “eroi del quotidiano”. Alcuni di loro sono divenuti addirittura attori dopo la tragica esperienza. Il marchio italiano “Mulino Bianco” ha realizzato un pacchetto biscotti speciale con l’incarto azzurro proprio per celebrare le gesta del personale medico: “Gli Abbracci non sono solo i nostri biscotti, ma un modo per far sentire agli infermieri che siamo sempre con loro. Un supporto ai nostri eroi infermieri e alle loro famiglie”. Giovani e nuovi eroi sono anche quei ragazzi che a centinaia sono accorsi nei comuni della Romagna per togliere acqua e fango dalle strade e distribuire beni di prima necessità, dando così supporto alle associazioni di volontariato locali.

Il tema dell’”Eroe” come soggetto comune che affronta il quotidiano non è certo di questi giorni.

In un brano di qualche anno fa perfino il cantautore romano, Eros Ramazzotti, cantava i “Nuovi eroi”, ragazzi che “rabbia in pugno affrontano la vita dura. Nuovi eroi perché facile non è battersi ogni giorno contro la paura”. Storie emozionanti, vecchie e nuove, ma (all’apparenza”) di normalità che riguardano persone comuni o personaggi pubblici sorpresi a svolgere azioni comuni.

Di fronte a situazioni di questo tipo, oramai raccontate quasi quotidianamente nei giornali o nei tg, la domanda più spontanea sembrerebbe essere: Perché la normalità, il semplice gesto, diventa notizia? Perché interessa così tanto l’opinione pubblica che arriva addirittura a celebrare quella singola persona e le sue azioni a volte quasi scontate?

Questioni sociologiche non da poco, tutt’altro che semplici e banali.

La fusione della sfera pubblica e privata, attraverso i nuovi media elettronici e digitali, ha creato quello che viene definito “spazio intermedio”. Si aprono situazioni comportamentali che prima erano totalmente chiuse, spazi di retroscena che riguardano la vita di tutti noi, i cui dettagli vengono condivisi all’interno di uno spazio pubblico sempre più allargato e omogeneo.

Questa trasformazione pubblica dei “luoghi” ha permesso l’accesso a informazioni sociali lontane e finora tenute segrete, influenzato notevolmente ruoli e spazi sociali, dando vita a nuovi umani e inedite forme di interazione, favorendo l’emergere di “voci” dal basso finora tenute in disparte.

Già con la televisione, infatti,  avevamo iniziato a notare situazioni e comportamenti sociali fino a quel momento ritenuti “strani”: papi depressi, insegnanti bullizzati, politici corrotti che maltrattano i  figli, ragazze medio-orientali che rivendicavano il diritto di lavorare e uscire di casa, poliziotti in piazza per l’aumento dei salari, contadini reazionari davanti ai palazzi del potere  con il loro bestiame, persone disabili e migranti che insieme organizzano sit-in e che chiedono a gran voce maggiori diritti.

Con lo sviluppo dei media elettronici, e soprattutto digitali, la fusione di ambienti sociali prima separati ha fatto convergere gruppi di opinioni distinti, trasformando via via quegli argomenti “particolari” in oggetto di interesse praticamente all’ordine del giorno per tutti i pubblici. La conoscenza “intima” dell’Altro, nei e con i media, ha rivelato spazi di retroscena provocando un effetto demistificante: ha fatto scomparire i comportamenti formali, provocato il declino dell’immagine e del prestigio dei ruoli politici, ha ridimensionato gli adulti agli occhi dei bambini e reciprocamente uomini e donne. 

In questo modo quei comportamenti prima considerati “strani” o “eccezionali” si sono diffusi verticalmente raggiungendo tutte le generazioni, portandole in breve tempo ad adeguarsi al cambiamento sociale. La costante messa a nudo degli strati del comportamento sociale ha fatto oggi dello “scandalo” e della rivelazione più profonda, argomenti all’ordine del giorno. L’atto rivelatorio sembra eccitarci più dei segreti rivelati. 

Lo straordinario è diventato comune e l’ordinario eccezione.

Non deve dunque stupire, lo stupore di coloro che, di fronte a casi come quelli riportati all’inizio dell’articolo, si mostrano sorpresi e increduli vedendo l’ex presidente del Consiglio che beve un bicchiere d’acqua, postandolo su tutti i social media come materiale inedito.

Secondo il sociologo Meyrowitz ciò accade anche perché di fronte all’ “eccezionale” divenuto normale, abbiamo ancora bisogno di eroi, intesi come individui il cui privato rispecchi il rigore dei comportamenti pubblici o che ci assomigli in quei gesti che facciamo, ma che non siamo soliti rivelare forse il timore di essere continuamente giudicati.

I “nuovi eroi” sono dunque coloro che si tuffano in acqua per salvare un sopravvissuto di un incidente aereo o colui che viene ripreso inconsapevolmente da uno smartphone mentre ferma il traffico di New York per far attraversare un non-vedente. 

Questi gesti (e i loro autori) possono essere però ancora ammirati e saranno ancora considerati eroici ed eccezionali finché il loro passato, e il loro futuro, rimarranno tranquillamente irrilevanti e invisibili nello spazio pubblico.

Immagine di copertina © La Stampa