Un percorso digitale contro gli spacciatori di falsità

L’impegno parlamentare della Presidente della Camera per un concreto percorso di alfabetizzazione digitale: dalle attività della Commissione su ‘diritti e doveri in internet’ all’avvio del primo progetto di educazione civica digitale in Italia.

(di Laura Boldrini, Da Il Telespettatore, anno 54° – n. 8/9/10 – Agosto/Settembre/Ottobre 2017)

Finalmente. Finalmente sembra farsi strada un approccio meno superficiale e sprovveduto al “magico mondo” del digitale. La rete offre straordinarie opportunità di conoscenza, comunicazione, cultura, libertà, partecipazione democratica, scambio interpersonale, delle quali non sappiamo più – né vogliamo – fare a meno. Ma la gratitudine per queste conquiste non può farci chiudere gli occhi sul lato oscuro del web, su un uso talvolta dissennato o violento dei social media. Proprio chi ha a cuore i nuovi strumenti non deve permettere che vengano sequestrati da una minoranza rumorosa e arrogante che ne fa il terreno delle sue minacce e delle sue oscenità. Porre il problema non significa affatto volere “imbavagliare la rete”, ma permettere che tutti e tutte la possano frequentare, senza dover chinare il capo davanti ai prepotenti. Dal punto di visto giuridico bisogna applicare il semplice principio che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online. Se è un reato aggredire o minacciare di stupro una donna in strada, non c’è ragione perché non lo sia anche in rete. Ma l’indispensabile azione di contrasto, non è certo sufficiente. Lo sa bene chi, come l’Aiart, da decenni lavora per educare i cittadini ad un uso responsabile dei media. Un terreno tanto più delicato ed essenziale ora che alla tv e alla radio si sono aggiunti mezzi interattivi che permettono a ciascuno di noi di essere a suo modo editore, giornalista, opinionista, promotore di campagne.

Su questo terreno, bisogna ammetterlo, le istituzioni sono arrivate in ritardo. Da Presidente della Camera mi ha subito colpito il fatto che, tra le 14 Commissioni permanenti di Montecitorio, non ce ne fosse una chiamata ad occuparsi del digitale. Perciò ho voluto istituire la Commissione su “diritti e doveri in Internet”, che mettendo insieme deputati, esperti e associazioni e consultando i cittadini online ha stilato una sorta di ‘Costituzione’ della rete. Tra gli impegni che vengono assunti dalle istituzioni pubbliche anche quello di “promuovere, in particolare attraverso il sistema dell’istruzione e della formazione, l’educazione all’uso consapevole di Internet”. Un’affermazione che non è rimasta sulla carta: i componenti della Commissione sono usciti da Montecitorio e hanno avuto già lo scorso anno scolastico una serie di incontri con insegnanti e studenti nelle scuole di diverse città italiane. Per le stesse ragioni ho deciso di istituire una Commissione che affrontasse un altro dei temi ai quali la rete ha dato particolare risalto: il preoccupante diffondersi dell’odio nel discorso pubblico. Un odio che spesso trova nelle cosiddette fake news il carburante per essere alimentato. Ormai lo abbiamo capito, anche grazie al clamore dell’ultima campagna presidenziale Usa: le cosiddette “bufale” non sono scherzose invenzioni di giovani burloni, ma ordigni che producono disprezzo e delegittimazione nei confronti degli avversari politici e alterano la discussione collettiva con l’obiettivo di indebolire la democrazia.

È nata da questa consapevolezza la campagna #BastaBufale, che ha avuto un sorprendente riscontro

di pubblico. Sulla sua scia, poi, i tavoli con il Ministero dell’Istruzione e il supporto di Rai, Confindustria, Fieg, Facebook e Google. Perché tutti hanno un ruolo da giocare nel difendere il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente. Anche questo lavoro verrà ora “riversato” nelle scuole: con la Ministra Fedeli stiamo lanciando, nelle settimane di avvio del nuovo anno scolastico, il primo progetto di educazione civica digitale. Perché la più essenziale “barriera antibufale” sono ragazzi e ragazze capaci di analizzare criticamente un messaggio, e dunque di non farsi imbrogliare dagli spacciatori di falsità.